Russell Poole (Johnny Depp) è un detective che ha dedicato la sua vita a un caso mai risolto: gli omicidi delle due star del rap Tupac Shakur e The Notorious B.I.G. avvenuti a fine degli anni novanta. Vent’anni dopo riceve la visita di Jackson (Forest Whitaker) un reporter dell’ABC che a sua volta legò a quel caso il suo unico momento di notorietà e che oggi vede smantellate le sue teorie esposte nel documentario che gli valse un Emmy Award.

I due si immergono insieme in una nuova indagine decisi a smascherare il coinvolgimento della corrotta polizia di Los Angeles. Più di settanta agenti di polizia infatti erano implicati in situazioni di cattiva condotta dando vita a uno dei casi di corruzione della polizia più grandi della storia degli Stati Uniti.

È questa la storia vera raccontata in City of Lies, film diretto da Brad Furman, basato sul romanzo LAbyrinth di Randall Sullivan (2002). Un film che parla di responsabilità e di ingiustizie lasciando in secondo piano le teorie su chi abbia realmente premuto il grilletto (anche perché nella realtà non si sa chi sia effettivamente l’assassinio).

Sullo sfondo della cultura hip hop degli anni novanta il regista, che di recente ha diretto il crime-thriller The infiltrator, ci ritrae semplicemente un uomo comune (Russell Poole interpretato magistralmente da Depp) che è in qualche modo un eroe moderno perché ha cercato in ogni modo di scoprire la verità e di perseguire il bene senza alcun altro obiettivo che questo e sempre credendo nella legge e nell’ordine.

Una storia che non ha una fine e che ci porta a interrogarci sulla corruzione delle forze dell’ordine e sulla sfiducia che ne deriva. Un omaggio a questi due giovani rapper e di conseguenza a due casi di omicidio che non sono stati risolti in oltre vent’anni.