Afflitto da cronica carenza inventiva, il cinema contemporaneo saccheggia questa volta il repertorio fiabesco, mettendo le mani su Cappuccetto Rosso. Per dissimulare il rapimento, ovvero per dichiararne la marginalità poetica, gli sceneggiatori e registi Cory e Todd Edwards e Tony Leech inoculano a trama e personaggi una buona dose di post-moderno sulla scia di altre animazioni quali Shrek e Shark Tale. Cappuccetto Rosso, la Nonna, lo Spaccalegna e il Lupo cattivo assumono connotazioni altre e stereotipate: la prima alterna canzoni melense a colpi di kung-fu; la vecchiarda miscela buoni consigli e sport estremi; il boscaiolo è massiccio e stolido venditore di schnitzel; lo spauracchio della fiaba originale si palesa quale investigatore drop-out. Su tutti, poi, si spande l'aura politically correct da eco-guerrieri in lotta per la salvaguardia del bosco. Sancita la propria ortodossia ideologica, il film realizzato in computer grafica 3-D può alzare le mire e sconvolgere l'intreccio: il celebre climax tra il Lupo e Cappuccetto apre il film, revisionato dall'intervento di Nonna e Taglialegna. Toccherà al detective Nicky Zampe, una rana dandy, fare ordine tra gli insoliti sospetti, innescando una serie di flashback che echeggiano Rashomon. Prodotto medio, ma pretenzioso, Cappuccetto Rosso non riesce ad appassionare. Ancor più per un'animazione che si vuole indirizzata a grandi e piccini, il verdetto non è assolutorio.