Borat, il fenomeno è arrivato. E come tutti i fenomeni mediatici è un po' da baracconi. Borat: Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhstan, questo lo sgrammaticato titolo originale da noi incomprensibilmente ripulito in Borat: Studio culturale dell'America a beneficio della Gloriosa Nazione del Kazakhstan, è un mockumentary, ovvero un falso documentario, sul giornalista kazako Borat Sagdiyev inviato negli Stati Uniti per girare un documentario sull'american way of life. A dare corpo e vis dialettica a Borat è il comico-trasformista inglese Sacha Baron Cohen, alias Ali G, il personaggio che dà il nome al suo Show trasmesso in patria da Channel Four e negli States da HBO. Dopo aver visto in hotel a New York una puntata di Baywatch, Borat si innamora di Pamela Anderson e intraprende un viaggio on the road verso la California per rapirla e portarsela in Kazakistan a scopo matrimonio. Intenzione dichiarata portare beneficio alla sua gloriosa nazione, ma che tale nel film non appare. All'inizio Borat bacia con foga una ragazza bionda, poi la presenta: "Questa è mia sorella Natalya, la seconda più importante prostituta del paese". Lei alza la coppa. Ma non è tutto: Borat incontra l'eroico stupratore del villaggio e il fratello ritardato, e assiste alla "corsa dell'ebreo", ispirata alla festa di san Firmin di Pamplona, con i kazachi che scappano inseguiti da due ebrei. Se il presidente kazaco è insorto contro questa brutta cartolina, l'Anti Defamation League ha protestato per l'antisemitismo che gronda dalla pellicola, nonostante Sacha Baron Cohen sia ebreo praticante. A fare una figura barbina è anche l'America, "raccontata" da persone comuni, politici ed esperti di comportamento che credono di rispondere alle strampalate domande di un giornalista kazaco. Ma parlare di satira sull'era Bush è fuori luogo, si tratta piuttosto di un esplicito politically uncorrect a scopo entertainment, con alcuni sprazzi di utile cattiveria nel continuum becero-ridanciano. Come ha sentenziato la critica Usa, "la stupidità non è mai parsa intelligente, elegante e utile come in Borat". Ma rimane stupidità.
Ps: Borat in Italia - dopo l'anteprima alla Festa del Cinema di Roma in ottobre - arriva al traguardo sala con quattro mesi di ritardo dall'uscita internazionale (3 novembre 2006), alla faccia dei buoni propositi di day and date (la distribuzione in contemporanea mondiale).
Ps2: La scelta di doppiare il film è suicida.