I romanzieri di successo dovrebbero pensarci due volte prima di ritirarsi a lavorare in montagna o in qualche dimora sperduta nel bosco. Sul grande schermo, la loro pace si trasforma spesso in un incubo a occhi aperti, dove criminali e fan sfegatati attendono nell’ombra per scatenare la loro follia.

La Kathy Bates di Misery non deve morire è sempre in agguato. In Black Butterfly, lo scrittore di turno è un imbolsito Antonio Banderas, nel film Paul, che preferisce la bottiglia alla macchina da scrivere. Dopo un caffè, una bella donna e una rissa scampata in un bar in città, Paul raccoglie per strada un vagabondo e se lo porta a casa.

L’uomo lo aveva aiutato a evitare le botte di un camionista furioso e ora Paul vuole offrirgli un posto caldo per la notte. Inizialmente sembra quasi che tra i due ci sia una tensione omoerotica, ma poi la storia si perde nello stereotipo e si chiude con una soluzione cervellotica.

Fanno cena con un fucile a pompa sul tavolo e giocano alla vittima e al carceriere senza regalare neanche un brivido, con un paio di colpi di scena che insultano l’intelligenza della platea. Cameo di Abel Ferrara, che sembra domandarsi come ha fatto a imbarcarsi in questa impresa.