In piena moda da remake (meglio ancora se a dirigerlo è il regista del prototipo), c'è ben poco da stupirsi di fronte al rifacimento di Bangkok Dangerous, ipercinetico esordio cinematografico di Danny e Oxide Pang del 1999. La produzione stavolta batte bandiera americana, e non è l'unica differenza rispetto all'action movie originale (di buon livello). Ma quella principale è determinante per la non riuscita del prodotto, e ha un nome: Nicolas Cage. Per “sistemarlo” al centro del film, lo script di Jason Richman elimina gli spunti più interessanti, su tutti la caratterizzazione del killer protagonista, in origine sordomuto (e trattandosi di Cage, possiamo ben parlare di occasione perduta). Trasferito lo scomodo handicap alla fidanzata thailandese, Cage salterà da una sparatoria all'altra agli ordini del boss che poi vorrà la pelle sua e dei suoi amici (dai profili appena abbozzati, come non molto chiaro è perché un killer professionista debba rivelare la propria identità attirando torme di delinquenti). I Pang rigirano le scene migliori del 1999, ma è il film a essere già visto milioni di volte. Di inedito ci sono i brutti capelli di Cage, forse un po' poco per rischiare la visione.