Dei 21 milioni che ogni anno ricorrono all‘anestesia, 30 mila non si addormentano. Il loro corpo è rigido, la loro mente vigile. Immobilizzati sul tavolo operatorio sentono tutto, ma non possono reagire. Il fenomeno, noto come "anestesia consapevole", è lo spunto di Awake, medical thriller dell'esordiente Joby Harold. "Sveglio" è Hayden Christensen, rampollo dell'high class americana, bello e poco in salute: il suo cuore - diviso tra la madre possessiva (Lena Olin) e una ragazza tutta miele (Jessica Alba) - ha bisogno di un trapianto. Lui non vorrebbe, ma una volta trovato un donatore, accetta di sottoporsi all'intervento affidandosi alle mani di un chirurgo amico. Paralizzato dall'anestetico ma cosciente, vivrà l‘incubo di un'operazione a cuore aperto, scoprendosi vittima di una macchinazione. Interessante per 40 minuti, ben confezionato e dalle atmosfere sonnambule (favorite da uno score cupo e ossessivo), Awake fila liscio fino alla "sorpresa". Che subito si esaurisce però per via del suo carattere antispettacolare (se l'eroe è immobile manca l'azione), costringendo lo script a lunghi monologhi fuori campo, salti nel tempo e situazioni grottesche. Innocuo, ma ipocondriaci e cardiopatici si astengano.