Funziona e anche bene questo teatro riproposto, senza nessun ammiccamento cinematografico, sul grande schermo. Una sorta di moltiplicazione mediatica, scena-tv-cinema che amplifica il gusto senza scalfire il sapore. Una scommessa vinta da Aldo, Giovanni e Giacomo che con Anplagghed al cinema, premiato da migliaia di spettatori nella tournèe italiana per la scena, siglano un piccolo-grande precedente in sala, sottolineando, se ce ne fosse ancora bisogno, il loro eccezionale artigianato comico da cabaret rivoluzionario. I tre attori tra surrealtà, parossismo, scardinamento della logica, abbandono infantile, esorcizzano le paranoie del reale in maniera irresistibilmente ironica e dall'Enterprise di startrekiana memoria, piombano sul pianeta come tre astronauti cialtroni (con loro la brava Silvana Fallisi) e un piccolo robot secchioncello alle prese con la
quotidianità di una folle metropoli qualsiasi. Ci sono i teppistelli, gli spacciatori imbranati, i "malati" di jumping, i vecchi rimbambiti eternamente reduci da guerre senza fine e senza tempo, gli intellettuali-artisti fanfaroni e i cretini-ignoranti di ogni età. Raccordati cinematograficamente da immagini in stile playstation, guidati dalla funambolica regia teatrale di Arturo Brachetti, Aldo, Giovanni e Giacomo fanno gol. Aspettando di tornare al cinema vero.