(Cinematografo.it/Adnkronos) - Si è trasformata nell'amante di un gangster nella Francia Anni '50, biondissima, "come le attrici che mi hanno fatto sempre sognare, Catherine Deneuve o Brigitte Bardot", accettando una "sfida importante". Si presenta così Monica Bellucci, tornata nel frattempo al suo colore naturale, che è la prima star a calcare il red carpet della seconda edizione della Festa Internazionale di Roma, come protagonista femminile, accanto a Daniel Auteuil nel film d'apertura del Concorso Cinema 2007, Le deuxième souffle di Alain Corneau. In attesa della passerella ufficiale prevista per le 18.30, il film è stato proiettato stamane in anteprima per la stampa ed accolto senza particolari entusiasmi. Il thriller, ambientato negli anni '50 è un libero riadattamento di un poliziesco del 1966 diretto da Jean-Pierre Melville (Tutte le ore feriscono, l'ultima uccide!). Ma Corneau rispetto all'originale ha aggiunto proprio la protagonista femminile, presente nel romanzo che ispirò Melville, ma solo abbozzata in un piccolo ruolo nel suo film: "All'epoca doveva essere Simone Signoret - racconta l'attrice italiana trapiantata in Francia - ma poi il suo ruolo fu tagliato e lei non lo fece più. Eppure è un personaggio importante, la donna che scombina un mondo tutto dominato dagli uomini". La storia è infatti quella di Gu, famoso gangster condannato all'ergastolo, che scappa di prigione. Vuole lasciare il paese con la donna che ama, Manouche (Bellucci), ma prima deve racimolare i soldi necessari per la fuga. La polizia francese si mobilita per catturarlo ma Gu, esperto criminale, riesce a concludere la rapina senza problemi. Sotto la guida dell'inflessibile Ispettore Blot (il bravissimo Michel Blanc), la polizia escogita un piano per far credere ai complici di Gu che lui sia un informatore. La lealtà della gang svanisce in un attimo, ma Gu avrà ancora dalla sua parte Manouche, decisa a difendere il suo uomo. A chi le chiede come mai abbia accettato di diventare bionda, lei così caratterizzata dalla lunga chioma castana, Monica Bellucci risponde: "Credo fosse la scelta più adatta. Non a caso il nome della protagonista è Manouche, che vuol dire gitana. E più che bionda in realtà è ossigenata, le abbiamo lasciato apposta la ricrescita dei capelli nera. E' una donna di strada, molto forte per l'epoca, dovendosi destreggiare in un mondo di gangster, ma anche molto femminile. Una donna che rappresenta bene quei tempi, in cui le donne avevano il tempo di dedicarsi a corpetti e reggiseni a punta e allo stesso tempo non potevano fare a meno di di stare senza un uomo". L'attrice ammette poi di essersi ispirata a precendenti cinematografici illustri, anche più recenti: "Per esempio la Kim Basinger di L.A. Confidential o la Sharon Stone di Casino. Quanto al rapporto con Auteuil (non presente alla premiere romana), la Bellucci racconta: "Abbiamo avuto un ottimo feeling sul set. Avevo già lavorato con lui in Napoleone ma avevamo solo una scena insieme. Qui invece al primo incontro ci travolge la passione. Posso solo dire che Auteuil quando ha visto il film è stato molto fiero del nostro bacio appassionato. Ed ha detto che è stato il miglior bacio cinematografico che abbia mai dato...".