“È un film nato per Micaela Ramazzotti” rivela Stefano Chiantini, regista di Naufragi, una produzione World Video Production con Rai Cinema in coproduzione con Offshore, disponibile in streaming dal 9 luglio su Apple TV/ iTunes, Google Play, Amazon TVOD, Rakuten, Chili e dal 16 luglio su Sky. “Conoscendola meglio – continua il regista – ho colto dei suoi aspetti personali che hanno arricchito il personaggio”.

Naufragi segue la storia di Maria, mamma e moglie travolta da un evento devastante. Un ruolo che Ramazzotti ha amato da subito: “Mi ha colpito il fatto – spiega l’attrice – che è nata storta, un po’ buona a nulla, che si sente un’inetta. Mi piace mettere luce su personaggi che hanno un’inclinazione ad amare, che hanno quasi paura della vita”.

“Non c’è stato un episodio particolare – rivela Chiantini, regista di L'amore non basta e Storie sospese – che ha fatto scaturire il film. In fase di scrittura avevo studiato alcune storie legate alle morti sul lavoro, ma non volvevo che preponderasse. All’origine c’era il bisogno di raccontare un animo femminile alle prese con l’elaborazione di un lutto”.

Donna sola al mondo (“Mi sono chiesto da dove venga Maria – dice il regista, anche sceneggiatore – ma ho scelto di non dare troppe spiegazioni, come nel cinema dei fratelli Dardenne”), Maria vive dell’interpretazione intensa di Ramazzotti: “È una donna capace di bloccare un autobus in mezzo alla strada e un attimo dopo di calarsi nelle tenebre del suo dolore. Reagisce al lutto come un animale selvaggio. Mi sono fatta guidare da Stefano e dal suo approccio così dolce, ho pensato alla protagonista de Le onde del destino di Lars von Trier ma anche ai personaggi di John Cassavetes”.

“Tra la prima e la seconda parte – ragiona il regista – ho avuto due approcci diversi. Nella prima, ho usato la macchina a mano per rincorrere i personaggi e anche per lasciare liberi i bambini, con una sceneggiatura che in realtà era un canovaccio, un punto di partenza. La seconda è dominata dall’incontro tra Maria e Rokia, interpretata da Marguerite Abouet”.

“Maria e Rokia – riflette Ramazzotti – hanno in comune una vita che non è stata generosa con loro. Si studiano come due gatte. Maria inizia a vivere di nuovo grazie alla curiosità nei confronti di questa donna”.

Scrittrice, intellettuale e graphic novelist, Abouet è alla prima prova da attrice, fortemente voluta dal regista: “Queste due donne – dice la debuttante – hanno avuto un passato doloroso che le ha costrette a costruirsi una corazza. Sono donne diffidenti, senza fiducia verso le persone, che grazie al loro rapporto imparano a superare la sofferenza”.

Interpretato anche da Mario Sgueglia e dai piccoli Lorenzo e Mia McGovern Zaini, Naufragi è ambientato in una Civitavecchia mai citata: “Mi interessano – spiega Chiantini – le province meccaniche, posti non identificabili, non-luoghi con le luci della centrale elettrica sullo sfondo e fabbricati di metallo che rappresentano un progresso che è già diventato passato senza essere mai stato presente”.

Gli fa eco Ramazzotti: “Abbiamo girato in posti bellissimi ed eravamo pieni di un’allegria che ci ha legato. Le riprese del film si sono interrotte il 7 marzo 2020 a causa del lockdown: a giugno abbiamo ricominciato, siamo stati il primo set riaperto in Italia. In un certo senso è stata una fortuna riprendere dal momento in cui Maria incontra Rokia: Stefano ha potuto girare in ordine cronologico, il che è stato un aiuto per me che ero sempre in scena. E poi mi sono lasciata andare, mi sono divertita a togliere”.

“Questo film – spiega Chiantini – si portava dietro delle difficoltà oggettive. Io non sono regista affermatissimo, Naufragi è stata una scommessa per tutti. Ho avuto la fortuna di poter contare su una produzione che mi dato la possibilità di muovermi liberamente. Devo molto a Isole, che è stato presentato al Festival di Toronto e ha vinto il Globo d’Oro: quel film mi ha permesso di avere attenzioni da parte della Rai”.

“È un film coraggioso – dice Samanta Antonnicola di Rai Cinema – così forte e empatico da scuoterti dentro entra dentro il dolore in modo sincero, autentico, articolato, complesso”.