"L'attuale Europa buonista e multiculturalista pagherà le sue scelte miopi". Questa è la previsione di Renzo Martinelli, che mette alla berlina la minaccia del fondamentalismo islamico nel suo Il mercante di pietre, in uscita venerdì 15 settembre in 220 copie distribuito da Medusa. "L'Europa intera - prosegue il regista di Vajont - dovrà seguire l'esempio dell'Olanda, che prima faceva entrare tutti, ma che dopo l'omicidio di Theo Van Gogh da parte di un estremista mussulmano ha fatto un enorme dietro-front". Il mercante di pietre del film è un califfo bianco, un cristiano convertito all'Islam, a cui dà il volto Harvey Keitel. Wahabita, ha un credo assoluto in Allah in nome del quale ha ammazzato, seguendo la strategia della colomba: individuare una donna, sedurla e utilizzarla quale strumento inconsapevole di distruzione. Questa volta mette gli occhi su una donna fragile (Jane March) moglie di un docente universitario (Jordi Molla) che ha perso le gambe nell'attentato all'ambasciata Usa di Nairobi nel 1998. E' lei che dovrebbe portare sul traghetto Calais-Dover la bomba sporca costruita dal capo della cellula terroristica (F. Murray Abraham). La seduzione riesce, ma l'emiro deve confrontarsi con qualcosa che non ha mai provato prima: l'amore. "Con Il mercante di pietre voglio ribadire - dice Martinelli - che oggi siamo in pericolo, la rinuncia dell'Europa alla propria identità cristiana la mette di fronte a una scelta improcrastinabile: recuperare le proprie radici, l'amore per la vita, il messaggio di Ratzinger nelle sue encicliche, che dio è amore, o essere islamizzata". La situazione che stiamo vivendo oggi affonda per Martinelli in un altro 11 settembre, quello del 1683 "quando un frate cappuccino, Marco d'Aviano si levò a baluardo dell'Europa contro la minaccia dell'Islam, bloccando l'armata di Maometto IV alle porte di Vienna: sono convinto che prima o poi riuscirò a portare sullo schermo questa storia, che richiede un grosso budget". "Senza Marco d'Aviano - prosegue Martinelli - oggi San Pietro sarebbe una moschea. Fu lui a capire che c'è un momento per la democrazia e uno per la spada: quando la nostra civiltà, la civiltà cristiana, è in pericolo devi impugnare le armi per difenderla". Sulle ritorsioni che potrebbero venirgli dal mondo islamico, Martinelli ostenta sicurezza: "Ricevo minacce dagli anni di Porzus, allora da parte delle Brigate Rosse, poi nel periodo di Piazza delle cinque lune (sul caso Moro) qualcuno ha fatto irruzione nel mio studio e ha messo tutto a soqquadro, lasciandomi il dvd del film sul tavolo. Ora non mi preoccupo, ho la coscienza a posto. Poi io sono fatalista, se qualche fanatico dovesse arrivare, che ci posso fare... Certo, io giro armato". "E' per me un onore - dice Harvey Keitel - essere nel film. Martinelli ha affrontato con coraggio la guerra tra Islam e Occidente che stiamo vivendo: comunque è necessario dialogare su questi temi, confrontarsi e discutere insieme". E del suo personaggio, Ludovico Vicedomini, il mercante di pietre, Keitel dice: "E' ognuno di noi, perchè è una realtà che tocca tutti. Dobbiamo avere capacità di ascolto in quanto cittadini del mondo. Dopo aver servito il mio Paese nel corpo dei marines, ancora giovane ho cambiato modo di vedere le cose grazie ai miei amici attori: questo ai bambini delle scuole coraniche non è permesso, non ne hanno la possibilità". Da ultimo, Martinelli ritorna sul senso del suo cinema: "Credo senza presunzione che abbia un valore maieutico e possa contribuire a riflettere: prima sui partigiani fratricidi di Porzus, poi sulla Tangentopoli ante-litteram di Vajont e ora con Il mercante di pietre sulla minaccia del fondamentalismo islamico".