Il 29 novembre del 2010, Mario Monicelli decise di andarsene.

È stato uno dei maestri del nostro cinema, narratore di una grande commedia umana che per oltre mezzo secolo di carriera ha raccontato, attraverso la lente dell'umorismo, le contraddizioni e le passioni, le cialtronerie e gli eroismi di un popolo sempre sospeso tra dramma e comicità. Ha vinto un Leone d'Oro a Venezia con La grande guerra, tre Orsi d'Argento come miglior regista (Donatella, Caro Michele, Il marchese del Grillo), sette David di Donatello, cinque Nastri d'Argento, due candidature all'Oscar per I compagni e Casanova '70. Ha innervosito la censura con Totò e Carolina, fondato la commedia all'italiana con I soliti ignoti, inventato un mondo con L'armata Brancaleone, battuto Spielberg al box office con Amici miei. E mille altre cose.

Per ricordarlo, nel decimo anniversario della morte, riproponiamo un'intervista pubblicata sulla Rivista del Cinematografo di maggio 2005 in occasione dei suoi primi 90 anni. Stava preparando Le rose del deserto, il suo ultimo film.

 

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I miei primi 90 anni

di Cristina Scognamillo

HA PRESO IN GIRO I SUOI PERSONAGGI, MESSO A NUDO LE loro debolezze, ritratto con occhio da attento antropologo la borghesia, l’Italia prima e dopo la guerra. Ma anche gli anni di piombo fino a rappresentare i nostri giorni. Dai Soliti ignoti ad Amici miei ha inventato nuovi linguaggi e nuove forme. Non ama però rivedere i suoi film e non ne possiede nessuno. “Tanto sono costretto a rivederli alle retrospettive che mi dedicano!”, dice. Fare cinema è per lui ancora un divertimento: “Una gioia poter esprimere, dire qualcosa che ancora non è stato detto”.

Di oggi sottolinea la carenza dei ruoli minori, quelli invece tanto cari al suo cinema, alla commedia all’italiana. “Gli sceneggiatori non se ne occupano più. Noi scrivevamo tantissimo per loro. C’erano i protagonisti, ma anche uno stuolo di ruoli secondari, tutti personaggi che davano vivacità, originalità alla commedia all’italiana”.

Il 15 maggio Mario Monicelli compie 90 anni e noi vogliamo festeggiarlo scoprendo, o riscoprendo, per quanto sia possibile fare con un

personaggio che non ama parlare tanto di sé, il suo lato più intimo e meno cinematografico. Le emozioni, la vita al di là del set. Sintetizzarla non è facile neanche per chi, come lui, ha fatto delle battute il proprio mestiere. Ma con la sua capacità di raccontare riesce, anche in poche righe, a concentrare quasi un secolo di esistenza.

“La mia vita è stata una serie di avvenimenti molto fortunati. Mi è andato quasi tutto bene. Non ho rimpianti. Del passato ricordo molto poco e se mi riaffiora alla memoria qualcosa, sono sempre cose piacevoli. Ho fatto il mestiere che volevo e da questo ho tratto soddisfazioni e gioie, ho conosciuto persone che mi hanno arricchito e offerto la grande opportunità di continuare a dire qualcosa di diverso. E poi il mio lavoro mi ha permesso di visitare il mondo in maniera comoda, a spese altrui, viaggi che mi hanno aiutato a conoscere la gente. Sono sempre stato in buona salute e questa non è cosa da poco!”.

Lei ha tre figlie, di cui una molto giovane, di 17 anni. Quali consigli cerca di dare?

Il consiglio migliore è quello di non chiedere consigli a me.

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Mario Monicelli negli archivi di Cinematografo.it:

https://www.cinematografo.it/news/in-piedi-per-monicelli/

https://www.cinematografo.it/news/monicelli-scatenato/

https://www.cinematografo.it/news/le-rose-di-monicelli/

https://www.cinematografo.it/news/mario-monicelli-show/