Nel 1968, mentre i giovani scendevano in piazza e lottavano per mondo nuovo, c’era qualcuno che quel mondo nuovo si era messo in testa di inventarlo ex novo. Proprio in quell’anno campale, Giorgio Rosa, giovane ingegnere visionario e un po’ incompreso, decise di costruire un’isola (nella forma di una palafitta d’acciaio) al largo di Rimini, fuori dalle acque territoriali. E, in quel mare di nessuno, proclamò lo stato indipendente.

È questo il punto di partenza de L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, nuova produzione della Groenlandia/Ascent di Matteo Rovere, che segna il ritorno alla regia di Sydney Sibilia dopo la trilogia di Smetto quando voglio, dal 9 dicembre su Netflix.

È una storia molto italiana – commenta Teresa Moneo, direttore International Original Films Netflix – ma che contiene tantissimi elementi che possono trovare un’identificazione per il pubblico internazionale. L’Isola stessa consentiva di avere un crogiolo di più nazionalità e ha favorito il coinvolgimento di attori stranieri”.

L'INCREDIBILE STORIA DELL'ISOLA DELLE ROSA. da sinistra LEONARDO LIDI e ELIO GERMANO. Cr. SIMONE FLORENA/NETFLIX © 2020

Una storia arrivata per caso, racconta Sibilia: “Durante la scrittura di Smetto quando voglio avevamo sempre Wikipedia aperta per trovare tecnicismi scientifici. In un riquadro della home page vedo questo link alla micronazione dell’Isola delle Rose: ci clicco sopra e scopro storia incredibile”.

Sibilia ha scritto la sceneggiatura con Francesca Manieri: “Il tema è la dicotomia tra la libertà individuale e il potere costituito – spiega la sceneggiatrice, che in curriculum i tre Smetto quando voglioVeloce come il vento, Il primo re, We Are Who We Are –, il complesso rapporto tra il diritto positivo e il diritto naturale. Era una storia particolarmente giusta per Sydney”.

Anche Sibilia si sente un regista contro il sistema? “Non ci sono paralleli con la mia vita da regista. In Smetto quando voglio la forza era nella banda, qui è nel singolo. Ognuno di noi è potentissimo: se il mondo non ti piace, te ne puoi fare uno nuovo. Abbiamo dovuto restringere la linea temporale del film e contratto la narrazione, l’obiettivo non era fare un film ispirato a una storia vera ma un film tratto da una storia vera. Le cose più assurde sono vere, quelle più normali sono romanzate”.

“Il fascino di Giorgio Rosa – riflette Rovere – fa rendere concreto un pensiero utopistico di libertà. Il suo riflesso non è così noto in Italia ma si lega bene al cinema di Sydney: una storia folle ma radicata nella realtà locale. Netflix ci ha aiutato a pensare il film in una dimensione internazionale per il suo potenziale comprensibile da tante culture diverse”.

L'INCREDIBILE STORIA DELL'ISOLA DELLE ROSA. da sinistra ELIO GERMANO, MATILDA DE ANGELIS, LEONARDO LIDI e ALBERTO ASTORRI. Cr. SIMONE FLORENA/NETFLIX © 2020

“L’internazionalizzazione – spiega Sibilia – è dettata dalla storia stessa: un casino nel mare Adriatico che rimbalza tra New York, Strasburgo e Roma. Raccontare come deflagra nel mondo è un concept internazionale”.

“E poi c’è la componente emotiva – continua Rovere – che consiste nel sogno di trovare posto nel mondo, creare qualcosa che non esisteva. È una storia lontana che appartiene all’esistenza di tutti: costruire fisicamente un posto interiore. Tra l’altro a livello produttivo è stata la cosa più difficile, perché a livello normativo e logistico era impossibile rifarla in mare aperto. Abbiamo trovato una soluzione negli studios di Malta, dove lo scenografo Tonino Zera ha realizzato una grande struttura sull’acqua poi implementata dagli effetti visivi”.

Nel ruolo di Giorgio Rosa, Elio Germano: “Si può parlare di libertà solo quando le persone sono sullo stesso livello. Prima c’è il diritto alla sopravvivenza, poi il resto. Durante la pandemia viviamo la difficoltà di sognare l’idea stessa di poter pensare al futuro: è importante che ci sia un film così. È il racconto di un’epoca in cui c’era la gara a chi la faceva più strana, mentre oggi è una gara di like per sparire e nascondersi”.

I “nemici” dell’Isola delle Rosa sono gli uomini dello Stato, minacciati dall’effetto sulla popolazione di uno Stato nato dal nulla. “C’erano tanti rischi – spiega Manieri – perché era complicato pensare come antagonisti gli uomini di Aldo Moro, i padri della patria, costituenti. Un percorso complicato che ci ha stimolato a trovare un tono che fosse un unicum per una commedia che è anche un dramedy ma anche un film epico e storico”.

Luca Zingaretti interpreta Giovanni Leone, all’epoca Presidente del Consiglio: “È stato divertente rivisitare quei momenti. Gli anni Sessanta sono ricordati per il boom economico e la contestazione, invece furono anche meravigliosamente folli”. Fabrizio Bentivoglio è Franco Restivo, il ministro dell’Interno: “Si sapeva poco di lui, non ho fatto una grande ricerca. Ma ho trovato una sua frasettina che dice: ‘Ogni qualvolta la democrazia viene minacciata, il Paese reagisce subito d’istinto’. Racconta molto bene la sua grande contraddizione: ha fatto parte della Costituente, ha scritto la Costituzione, compreso l’articolo 11 in cui si dice che l’Italia ripudia la guerra, e si ritrova a disattenderlo se non addirittura a tradirlo”.

L'INCREDIBILE STORIA DELL'ISOLA DELLE ROSA. da sinistra FABRIZIO BENTIVOGLIO e LUCA ZINGARETTI. Cr. SIMONE FLORENA/NETFLIX © 2020

Matilda De Angelis ritrova il natio accento emiliano per interpretare Gabriella, l’amata di Giorgio: “Una donna all’avanguardia, assistente di diritto internazionale prossima al concorso. È interessante per il modo naturale con cui vive costantemente il contrasto interno tra lo status borghese e il desiderio di un mondo utopico. Non è bacchettona, sa che ci sono delle regole ma sa che il sogno folle di pazzo è più importante”.

Nel cast anche Leonardo Lidi (“Vengo da un teatro non divertente, Sydney mi ha spinto a divertirmi il più possibile”), il tedesco Tom Wlaschiha (“Non sono un attore da commedia, ho mancato gli anni Sessanta di qualche anno ma Sydney mi ha portato a voler vivere in quel periodo. È un film universale”), Violetta Zironi, Andrea Pennacchi, Alberto Astorri, François Cluzet.

Che ne pensa il vero Giorgio Rosa? “Ho parlato con lui a Bologna tre o quattro anni fa – rivela Sibilia – ed è stato un incontro stupendo: quando entri in contatto con una storia non sai mai se può diventare davvero un film. E Rosa non credeva si potesse fare...”.