"Sono ottimista, si troverà un vaccino per questo virus e a quel punto le sale riapriranno e noi torneremo a fare i nostri film. Nel frattempo possiamo continuare a pensare le storie".

A parlare è la regista Elisa Amoruso, che sta passando la sua quarantena nella sua casa a Roma e che ha già il suo prossimo film dal titolo Maledetta Primavera (come la canzone di Loretta Goggi, presente anche nella colonna sonora), con Micaela Ramazzotti e Gianpaolo Morelli, pronto per l'uscita.

Elisa Amoruso sul set di Maledetta primavera

Sì, ma, ai tempi del Coronavirus, la domanda è:  quando e soprattutto dove? "Ci stiamo interrogando se farlo uscire su una piattaforma o se aspettare che i cinema riprendano il loro corso. Non c'era una data d'uscita prestabilita perché volevamo comunque prima tentare i festival. Speravamo di andare a Cannes, Cannes non c'è (ride) e adesso vedremo, lo abbiamo mandato ad altri festival e speriamo che ci siano. L'importante è che tornino ad esserci i festival di cinema perché vorrà dire che staremo tutti meglio".

Il film racconta la storia di una ragazzina di quattordici anni di nome Nina (Emma Fasano) che vive in una famiglia un po' scapestrata, in parte disfunzionale, con un papà piuttosto bizzarro (Morelli) e con un fratellino problematico (Federico Ielapi, che ha interpretato Pinocchio, nel film di Garrone). Tutto comincia con un trasloco, nel momento in cui si trasferiscono nella periferia di Roma, a Cinecittà Est, un quartiere che a Nina non piace, ma dove conoscerà una ragazzina mulatta (Manon Bresch), un po' più grande di lei, che va nella sua stessa scuola.

"Racconto la storia di quest'amicizia, che si svolge tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta, nata grazie alla Lambada, canzone diffusa in tutto il mondo appunto nel 1989. Ma parlo anche della storia d'amore piuttosto altalenante tra i genitori di Nina, interpretati dalla Ramazzotti e da Morelli", dice Elisa Amoruso.

La regista Elisa Amoruso

La regista, dopo aver diretto i documentari Fuoristrada (2013), Strane straniere (2016) e infine i più recenti Unposted (2019), doc su e con Chiara Ferragni, presentato in anteprima alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, e Bellissime (2019), storia di tre donne accomunate dalla costanza di coltivare la bellezza come unico mezzo possibile per il successo, questa volta ha scelto di fare un film di finzione.

Elisa Amoruso e Chiara Ferragni - Foto Karen Di Paola

Come mai? "Tutto nasce da un racconto in parte autobiografico che ho scritto abbastanza di getto come un lungo flusso di coscienza qualche anno fa. Poi è anche diventato un romanzo che sarà pubblicato da Fandango Libri. La sceneggiatura del film l'ho scritta insieme a Paola Randi ed Eleonora Cimpanelli".

Come è stato il passaggio dal documentario alla finzione? "Avevo fatto un corto di finzione e un master di regia alla scuola polacca di Andrzej Wajda a Varsavia. Ovviamente è un mondo completamente diverso, così come è differente dirigere degli attori professionisti. Fare documentari mi ha insegnato a cercare sempre un'empatia con i soggetti. Con gli attori devi fare instaurare un legame di fiducia in modo tale che lui o lei poi riescano ad esprimere esattamente i sentimenti che tu cercavi. Tutto parte dalla relazione. Siamo stati davvero una famiglia nonostante il set fosse quello caotico di un'opera prima. Abbiamo lavorato tanto, ma c'è stato sempre un bel clima e una bella atmosfera". 

Che ne sarà del cinema ai tempi del Coronavirus? "Mi piace tanto quest'ipotesi di riaprire i drive in. E' un po' un'idea anni sessanta e può essere una forma per ricominciare intanto ad andare a vedere dei film sul grande schermo. C'è tanta domanda e richiesta di contenuti da parte delle varie piattaforme e questa può essere una grande occasione per costruire delle belle serie tv italiane, cosa che abbiamo già fatto con Gomorra o Suburra. Mi piacerebbe moltissimo lavorare a una serie come quella de L'amica geniale. Anche che si allontani un po' dall'epoca che stiamo vivendo che forse è troppo cupa. E anche difficile da rappresentare. Tra l'altro in alcuni progetti che sto sviluppando per la tv c'è proprio questo ritorno a un'epoca diversa dalla nostra".

Elisa Amoruso

A tal proposito chi, secondo te, sarebbe più in grado di raccontarci questo periodo? "E' difficile che l'arte riesca a fotografare il momento che si sta vivendo. Lo farà, anzi, lo sta facendo e secondo me lo farà anche molto bene Gabriele Salvatores. E' una sorta di remake del doc che aveva fatto anni fa che si chiamava Italy in a day, nel quale tutti gli italiani mandavano le loro storie. Farlo con i materiali inviati dalle persone è in qualche modo la cosa più vera. E anche più originale perché veramente supera la fantasia".

Nel frattempo ha già in mente il suo prossimo progetto. "Vorrei adattare un romanzo, ci sono molti libri che mi hanno colpito. Penso a Casa rossa di Francesca Marciano, ma anche altre autrici italiane. Storie di donne, che vorrei portare al cinema. Anche se vedremo il cinema che verrà".

E nell'attesa di un futuro quantomeno non più chiuso in casa sogna di fare un'enorme festa sulla spiaggia, "con tutte le persone che conosco e ovviamente di tornare il prima possibile sul set".