"La storia di Gesù è la storia più bella che si possa mai raccontare e immaginare, con personaggi di cui non ci stancheremo mai e scritta dal migliore degli autori". A parlare è Damiano Damiani che a Cristo ha dedicato nel 1986 il film L'inchiesta. L'ottantenne regista ha presentato, questa mattina alla Pontificia Università Lateranense di Roma, il primo dizionario ragionato del cinema cristologico Gesù e la macchina da presa scritto da Dario E. Viganò ed edito da LUP. Il volume raccoglie 168 schede di film sul tema, a partire dal 1897, anno in cui il francese Léar girò La Passion du Christ, al 2004 data di uscita nelle sale del controverso La Passione di Cristo di Mel Gibson, compresi cortometraggi, documentari e film d'animazione. Il tutto è corredato di immagini, tra le quali quelle inedite tratte dai set di Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli e La ricotta di Pier Paolo Pasolini. "Possiamo ricostruire l'intera storia del cinema attraverso i film che sono stati girati su Gesù - spiega Viganò -. I momenti più importanti nello sviluppo del linguaggio cinematografico hanno coinciso con la realizzazione di una grande opera ispirata a Cristo". Il dizionario si divide in tre parti: oltre alle schede dei film, che costituisce il nucleo centrale dell'opera, "il testo - continua l'autore - affronta, inizialmente, un discorso di tipo teorico nel quale si affronta il rapporto tra i testi sacri e la loro trasposizione sul grande schermo. E si conclude con una ricca bibliografia che comprende saggi e articoli sul cinema cristologico pubblicati in Europa e negli Stati Uniti". All'incontro era presenta anche il regista  Alessandro D'Alatri che, nel 1998, ha diretto I giardini dell'Eden con Kim Rossi Stuart: "E' un testo prezioso e necessario perché, se mettiamo insieme tutti i film che sono stati fatti su Cristo, si riesce a costruire un ritratto umano di un personaggio che è stato sovrumano. Da Gesù - continua - io ho imparato quanto è importante farsi capire dal maggior numero di persone. Una grande lezione di comunicazione che ha influenzato tutti i miei successivi lavori". "Per conquistare l'Impero Romano - gli fa eco Damiani - non ha avuto bisogno né di soldi né di armi. Gli è bastato semplicemente dire agli uomini di volersi bene. E ci ha incitati non solo ad amare il prossimo, ma soprattutto il nostro nemico. E' questa la chiave per la salvezza di noi tutti, compresi gli arabi".