Dalla Cina una fiaba pirotecnica e surreale per rileggere la rivoluzione culturale e riflettere sui sentimenti. Spiazza e diverte in concorso, alla 64a Mostra del Cinema, la quadrilogia di racconti The Sun Also Rises, per cui Jiang Wen ha chiamato sul set anche il figlio di Jackie Chan e l'attrice Joan Chen, da poco al festival anche in Lust, Caution di Ang Lee. "Il mio punto di vista - spiega il regista e attore -, è lontano dalla lettura politica che l'Occidente spesso cerca nei nostri film. Quella che offro sul mio paese è piuttosto in chiave artistica. Lo chiamerei 'magismo realistico', un'inversione alla cinese del realismo magico sudamericano". La definizione di Wen, noto al grande pubblico per le sue interpretazioni in Sorgo rosso e Keep Cool, prende spunto dall'ispirazione delle vicende a episodi del suo stesso passato: "Esperienze vissute in gioventù, racconti dei colleghi di studio, perfino canzoni che da piccolo mi cantava mia madre".

Da fertili vallate a risaie a terrazzamenti lungo il fiume, fino ad aspre montagne arse dal sole o coperte di neve: sullo sfondo di una Cina splendidamente fotografata, filo rosso dei quattro episodi in cui si articola The Sun Also Rises è il folle amore a cui la protagonista è stata strappata dalla morte del compagno. "Principale scopo del film - racconta Jiang Wen - è rappresentare emozioni e rapporti fra le persone. Sono nato nel 1963 e ho quindi vissuto in prima persona la rivoluzione culturale. L'epoca storica fa però soltanto da sfondo ai veri protagonisti, che sono i sentimenti". Tutto inizia col sogno profetico di un paio di "scarpe-pesci con i baffi gialli". Da quel momento la vita di Natasha non è più la stessa: vive arrampicata sugli alberi, si perde in visioni e sconnessi discorsi, arriva a maltrattare il nipote che assiste incredulo alla sua metamorfosi. Poi un surreale crescendo di uccelli parlanti, caprette che volano e altre bizzarre vicende, a cui si stenta in principio ad attribuire un significato.

Visione poetica e sottotesto politico si affermano e chiariscono poi tra leggerezza e picchi di straordinaria ironia. Emblematica la caccia al maniaco al centro del secondo episodio, che si conclude con un bizzarro riconoscimento all'americana: per scoprire il responsabile delle molestie che hanno destato scompiglio durante una proiezione del film 'Il distaccamento femminile russo', una delle vittime viene sottoposta ai palpeggiamenti di tre sospetti dal volto coperto: "Può sembrare assurdo - spiega Joan Chen - ma la Rivoluzione Culturale era anche questo: perdersi in interminabili discussioni teoriche o scatenare un finimondo per scovare chi poteva aver toccato un sedere". La leggerezza dell'approccio, spiega il regista, affonda le radici in un dato generazionale: "Registi soltanto 10 anni più anziani di me avrebbero fatto della rivoluzione culturale una rappresentazione più drammatica. Io l'ho invece vissuta in una fase in cui incarnava un'ondata di forte rinnovamento. E' per di più già stata protagonista del mio precedente In the Heat of the Sun e non avevo quindi attenzione di tornare ad occuparmene più di tanto".

Elemento ricorrente nella storia è poi l'incombente presenza dell'Unione Sovietica. "Si tratta di un riferimento autobiografico e privo di qualsiasi valenza politica - racconta Jiang Wen -. L'influenza russa, così come quella del Giappone e dei paesi più propriamente occidentali, accompagna la nostra storia da più di 100 anni. Un elemento che ancora oggi pesa molto e allora si è rivelato determinante per la stessa rivoluzione culturale". Con lui al Lido anche la frizzante presenza di Jaycee Chan, poliedrico musicista e attore, figlio del celebre Jackie: "Da mio padre non ho ricevuto alcun consiglio. Teme che possa montarmi la testa e vuole che continui invece a lavorare sodo". "A dire il vero - conclude -, temo anzi che sia anche un po' arrabbiato con me, perché sono riuscito a venire in concorso a Venezia prima di lui".