"Ho iniziato a chiedermi chi fossi quando avevo 7 anni. A 23 anni, ho provato un'emozione che non avevo mai provato prima quando ho visto il mio primo film in un cinema. In quei sentimenti possiamo trovare le nostre radici".

Il regista azero Hilal Baydarov porta in concorso a Venezia 77 il suo secondo lungometraggio, Səpələnmiş Ölümlər Arasinda (In Between Dying il titolo internazionale), incentrato sul giovane Davud (Orkhan Iskandarli) e sul suo cammino in divenire che lo porterà a comprendere quanto la morte avrà sempre la meglio rispetto alle sue vicende personali.

In Between Dying di Hilal Baydarov

"Al centro del mio lavoro c'è l'idea della persona che cerca di comprendere le ragioni per cui vive ed è presente, qui e ora, in questo mondo. Penso a qualcuno che non sa amare e tuttavia crede nell'amore, una persona che cerca di trovare la sua vera famiglia, certa che quest'ultima porterà un significato autentico nella sua vita. In questa storia, Davud è la persona che ci ricorda le possibilità dell’amore", dice ancora il regista, che sul senso ultimo del film aggiunge: "Non amo etichettare i miei film. Questa volta volevo semplicemente mostrare le vicende e la vita di Davud. Penso che solo il pubblico possa attribuire un significato a ciò che vede".

Davud, come detto, ha il volto di Orkhan Iskandarli: "Lavorare con Hilal Baydarov è un'esperienza unica. Da parte nostra, come attori, è indispensabile lasciarci trasportare e costruire un dialogo, assecondando il suo ritmo".

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Davud è un giovane incompreso e irrequieto in cerca della sua “vera” famiglia, coloro che nel profondo sente porteranno amore e significato nella sua vita.

Quando, nel corso di una giornata, si trova a vivere una serie inaspettata di incidenti, che risulteranno fatali per diverse persone, riemergono ricordi invisibili, vicende e preoccupazioni.

Davud è catapultato in un viaggio all’insegna della scoperta, nel quale non riesce a riconoscere la sua “metà mancante”, fino a quando arriva ad accettare il fatto che vivere in pericolo è il suo destino, che la morte avrà sempre la meglio rispetto alle sue vicende personali e che liberarsene sarà la sua iniziazione per addentrarsi appieno nella vita.

Dopo avere intrapreso un cammino in divenire, alla fine Davud ritorna nel luogo dove ha sempre vissuto. Qui trova l’Amore ad attenderlo, ma forse è troppo tardi.

L'Amore, ma non solo, è interpretato da Rana Asgarova, che nel film incarna molteplici personaggi femminili: “Tra me e il regista c'è stata subito un'intesa particolare. Tutti insieme abbiamo lavorato per capire quale fosse la strada giusta da percorrere e dove ci avrebbe portati”.

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“Prima sentire emotivamente, poi capire”, diceva Bresson, insegnamento che Hilal Baydarov porta sempre con sé: "Mi sono sempre concentrato sui momenti di ispirazione. Scevra da dubbi, l'ispirazione è un momento in cui le domande possono distruggere completamente la concentrazione. Mi è di grande aiuto lavorare fattivamente con un gruppo di colleghi che comprendono questo processo e lo hanno fatto completamente proprio. Inoltre sono timido e faccio fatica a comunicare con le persone che non conosco. Infatti coloro con i quali lavoro proficuamente sono per lo più la mia famiglia e alcuni amici a me molto vicini. In un ambiente come l’Azerbaijan, possono esserci molte restrizioni e limitazioni, ma confesso che le amo. In qualche modo mi hanno obbligato, così come chiunque altro, a trovare nuove modalità per dare voce ai sentimenti. Spero che questo traspaia nei miei film".