"Ero arrivato alla terza o quarta serie del Medico in famiglia. Una sera vado a cena con Sordi. A un certo punto mi chiede: 'ma quando ricominci col nonnetto'? Ma come nonnetto - gli faccio - se ho 16 anni meno di te! E lui: 'Tu fai il nonno in tv, mica lo faccio io'".

A un secolo dalla nascita di Federico Fellini, Tonino Guerra, Gianni Rodari, Alberto Sordi e Franca Valeri, Amarcort Film Festival ha festeggiato questi importanti compleanni con proiezioni e testimonianze di grandi ospiti. Tra questi, Lino Banfi, intervenuto nel corso dell'omaggio a Sordi e Valeri.

"Ho conosciuto Sordi nel 1970 - ricorda l'attore pugliese - per Detenuto in attesa di giudizio. Avevo appena firmato una specie di esclusiva di due anni con Dino De Laurentiis. Dino aveva messo sotto contratto un'ammucchiata di attori all'epoca più famosi di me, da Enrico Montesano a Alighiero Noschese fino alla cara Isabella Biagini, così da poterci gestire nei suoi film come meglio credeva. Nanni Loy mi chiamò per Detenuto: un'offerta bellissima, ma Dino mi aveva appena fatto il contratto! Il produttore Gianni Hecht Lucari chiamò Dino per svincolarmi e Dino, che mi voleva bene, riuscì anche a farmi ottenere un bel cachet. Sordi rimase ben impressionato da me, diceva che avevo i tempi giusti".

Detenuto in attesa di giudizio

"Quando ci fu il suo funerale - continua Banfi - incontrai Paola Comin, storico ufficio stampa di Sordi, per le scale del Campidoglio, dove era allestita la camera ardente. Mentre raggiungevamo il feretro, tra le migliaia di persone, un uomo con la spada mi fermò e disse: 'quanno sarà il momento, ci saremo pure per te!". Inutile dire il gesto che ho fatto. Quando facevamo l'avanspettacolo, sognavamo tutti di essere come Sordi: io ci sono riuscito al 30%".

Sempre attivo ("Negli ultimi mesi ho fatto due film sfidando il Covid"), l'ottantaquattrenne Banfi conobbe anche Fellini, spirito guida di Amarcort Film Festival: "Lui stava doppiando La voce della luna, io Il vigile urbano che andava in onda su Raiuno. Nell'atrio della sala di doppiaggio gli raccontavo dei tempi dell'avanspettacolo: voleva sapere i racconti delle ballerine, come si chiamavano le soubrette, quali erano le nostre battute. Gli rivelai che stavo scrivendo un libro sull'avanspettacolo e lui mi chiese la prima copia, promettendomi il disegno della copertina. Quando gli inviai il primo dattiloscritto, Fellini si divertì molto a leggerlo e mi mandò una lettera. Un cimelio che custodisco gelosamente: la tengo incorniciata accanto alla foto con Totò. Persone vicine a Fellini mi hanno detto che gli piacevo, peccato non aver fatto niente insieme".