Penosa bugia quella per cui la sofferenza avvicina. Il dolore divide, taglia di netto vissuti, persone, rapporti. E il cerchio magico dell'amore si spezza.
The Broken Circle Breakdown, da noi più banalmente tradotto con Alabama Monroe, non è un film per romantici né per evadere un sabato sera. E' invece la storia matta e disperatissima di Didier (Johan Heldenbergh) ed Elise (Veerle Baetens), di un'attrazione divenuta unione e sentimento, di una promessa di felicità non fiorita, anzi appassita sotto i colpi della vita. E' la storia della loro figlioletta malata, incurabile, e della sua morte. E della loro, di morte, come coppia. Ciascuno incapace di comunicare, cioè vivere insieme, dunque dividere il peso, di un dolore troppo grande.
Restano solo i silenzi, le recriminazioni (lui non voleva diventare padre), le note a margine di cuori che rantolano ma ancora non mollano. Raddoppiate, amplificate da altre note, perché Didier ed Elise sono splendidi musicisti bluegrass, suonano e cantano nella stessa band. Poi smetteranno di essere all'unisono anche lì. Di loro resteranno solo due (sopra)nomi vicini e svuotati, Alabama Monroe, un epitaffio inciso sulla pelle di Elise.
Tutto è molto accostato, scritto, insopportabilmente plumbeo. Il Belgio non è solo Bruxelles, ma non si dimostra un posto migliore. Veerle Baetens e Johan Heldenbergh quest'ultimo anche autore del testo teatrale rimaneggiato per il grande schermo da Felix van Groeningen e Carl Joos – fanno scintille sulla scena e sul palco, la loro chimica non si discute. La musica allevia, il tempo saltella tra passato e presente, il montatore si diverte, la disperazione monta. Il cinema ospedaliero sta sempre lì, con le sue luci al neon, la morbosità malata, le lacrime a comando.
Lei resta appesa a un crocifisso, lui invece ateo e intollerante, intransigente e nichilista. La sua invettiva contro la religione è francamente eccessiva. La polemica travolge gli ultimi autentici scampoli di commozione. E le perle, bellissime, sgusciano via, da quel cerchio spezzato.