Quijote

3/5
L'Hidalgo della Mancha nella suggestiva rilettura multilivello di Paladino. Con Lucio Dalla immortale Sancho

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ITALIA 2006
In occasione del quarto centenario della pubblicazione del romanzo di Miguel de Cervantes, il regista racconta a suo modo, in un percorso che si snoda tra arte, cinema e letteratura, il personaggio di Don Chisciotte, eroe e anti-eroe al tempo stesso. Il film compie un viaggio nell'immaginario del cavaliere, la cui "triste figura" continua a sognare e a far sognare mentre piena di nobiltà e coraggio ingaggia infinite lotte contro mulini a vento.
SCHEDA FILM

Regia: Mimmo Paladino

Attori: Peppe Servillo - Quijote, Lucio Dalla - Sancho, Ginestra Paladino - Dulcinea, Enzo Moscato - Curato, Alessandro Bergonzoni - Mago Festone, Enzo Cucchi - Mago Merlino, Remo Girone - Morte, Edoardo Sanguineti - Poeta, Roberto De Francesco - Federico II, Lorenzo Palmieri - Quijote giovane, Martin Reicht - Sancho acrobata, Paolo Petti - Quijote anziano, Angelo Curti - Barbiere, Carlo Quartucci - Cardinale, Marco Alemanno - Turiddu Carnevale, Gabriella Petti - Marcella, Carla Tatò - Duchessa, Alfonso Beatrice - Cavaliere, Daghi Rondanini - Cervantes, Carlo Alberto Anzuini - Arabo

Soggetto: Miguel de Cervantes

Sceneggiatura: Mimmo Paladino, Corrado Bologna

Fotografia: Cesare Accetta

Musiche: Lucio Dalla

Montaggio: Massimiliano Pacifico

Scenografia: Paolo Petti

Costumi: Ortensia De Francesco

Durata: 75

Colore: C

Genere: DOCUFICTION STORICO

Specifiche tecniche: HD

Tratto da: ispirato al romanzo "Don Chisciotte" di Miguel de Cervantes

Produzione: ANGELO CURTI PER ANANAS S.R.L.

Distribuzione: DISTRIBUZIONE INDIPENDENTE (2012)

Data uscita: 2012-03-23

NOTE
- FILM DI CHIUSURA DELLA SEZIONE 'ORIZZONTI' ALLA 63MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2006).

- ANIMAZIONI: PIXIE COMMUNICATIONS.

- VOCE NARRANTE: MIMMO CUTICCHIO.
CRITICA
"Tra le tante maschere con cui l'inafferrabile Lucio Dalla aveva scelto di nascondere l'arte di esistere, c'era stata anche quella di attore. (...) Uno sguardo anarchico, incredulo, sornione, uno sguardo da gatto, che lascia appena intravedere una saggezza quasi diabolica, come la donna-cassetto di Dalì. Nel sonno si permette un delirio culinario, un irresistibile grammelot campano di cassatielli, cappuccini e soppressate. Diffida della gente di teatro, di chi «è caduto nel tranello», eppure segue come un'ombra, facendole da controcanto, la disperazione di Don Chisciotte, che va in direzione ostinata e contraria in un Sannio fantastico e senza tempo, tra costumi di altre epoche e segni desolanti di una modernità indifferente al destino degli uomini. Una modernità che offre, al posto dei mulini a vento, pale eoliche. (...) Il risultato è un rincorrersi di suggestioni letterarie e visive, contrappuntate da brevi e fulminanti interventi di Alessandro Bergonzoni, che in un delirio di pesci astigmatici e cavalli seduti, ci invita a sbarazzarci delle mucche del pensiero. Potrebbe essere questa una chiave di lettura di quest'opera non facile, di straordinaria limpidezza formale: in un'epoca ostile al sogno, alla bellezza, al gesto gratuito ed antieconomico dell'artista, bisogna dare spazio alla sua visionarietà e ai suoi sforzi per dare un senso al caos e un significato all'esistenza. In una scena ambientata in un teatro, un curato interpretato da Enzo Moscato auspica che i libri vengano distrutti e bruciati: è l'istinto di conservazione e perpetuazione di un potere autoritario e folle. Ma i libri continuano, a distanza di secoli, anche mescolandosi, come nella mente malata di Don Chisciotte, a spingerci oltre le colonne d'Ercole del conformismo e della rassegnazione." (Valerio Rosa, 'L'Unità', 16 marzo 2012)

"Paesaggi apocalittici, desertificati, solitudini lunari, cavalli senza meta, guerrieri statuari che prendono fuoco così come i libri dell'umanità che costellano di roghi la notte. 'Quijote', la prima prova di regia dell'artista sannita Mimmo Paladino, si presenta come una riflessione sulla vanitas e procede per suggestioni visive, abbandonando spesso la narrazione per una serie di 'tableaux vivants' dove è il pensiero a materializzarsi e a fluire libero da argini. Al cavaliere errante di Cervantes e alla sua folle impresa fanno compagnia molti eroi e anti-eroi del passato. (...) Fra gli attori Chisciotte, il cavaliere che insegue i suoi sogni è Peppe Servillo (spesso ridotto a ombra di se stesso in una osmosi con le statue-totem di Giacometti), mentre nei panni del poeta non poteva che esserci Edoardo Sanguineti; la nera morte è incarnata dalla maschera di ghiaccio qui indossata da Remo Girone e Carla Tatti e Carlo Quartucci sono rispettivamente la duchessa e il cardinale. La bella e ingenua Dulcinea, che attraversa indenne. di bianco vestita, paesaggi sulfurei e infernali è Ginestra Paladino, figlia d'arte. Il 'puparo' Mimmo Cuticchio è il rapsodo d'eccezione." (Arianna Di Genova, 'Il Manifesto', 16 marzo 2012)

"Film visionario tratto da Cervantes che esce soltanto dopo 6 anni, grazie al coraggio dl Distribuzione Indipendente. Una delle poche (ma non banali) apparizioni cinematografiche di Lucio Dalla, un Sancho Panza al servizio di Don Chisciotte/Peppe Servillo. Per un weekend alternativo." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 23 marzo 2012)

"Girato sei anni fa, non aveva trovato distribuzione manco nelle sale d'essai. Viene pubblicato solo adesso e in quasi concomitanza con la dipartita (tre settimane or sono) del cantautore. Concomitanza che è difficile ritenere casuale (potete scommetterci, se Dalla moriva, poniamo nel 2020, 'Quijote' rimaneva in naftalina per 14 anni). (...) A luci accese, possiamo dire che la pubblicazione del film di Palladino è un omaggetto. E una speculazioncina. Sciacallaggio è l'operazione mercantile che si compie a spese di un trapassato buttando nei cinema una sua puttanata giovanile, qualcosa che la buonanima avrebbe pagato pur di toglierla definitivamente dalla circolazione, una macchia che lordava una fedina immacolata. Be', Dalla sarebbe contento di sapere che questo suo filmetto di 70 minuti ha finalmente trovato la luce, un'operazione con molti quarti di nobiltà culturale che arricchiva il suo curriculum. E non ci sentiamo di buttare la croce addosso ai piccoli distributori indipendenti che cercano di cavare qualche soldino da un'operazione largamente in perdita. (...) Speculazioncina e omaggetto. Sì, perché dubitiamo che per la massa dei fan del Lucio, la visione di 'Quijote' sia occasione indimenticabile. Il film di Palladino è semmai l'ennesima riprova che quello di Dalla per il cinema sia un amore non corrisposto." (Giorgio Carbone, 'Libero', 21 marzo 2012)