Passannante

3/5
Coraggiosa opera prima di Sergio Colabona: che rovista nella storia dimenticata del paese, guardando all'oggi

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ITALIA 2011
Napoli, novembre 1878. Giovanni Passannante, giovane cuoco lucano, decide di attentare alla vita del Re d'Italia. In realtà, il suo attacco provoca al Re solo qualche graffio, ma lui viene prima condannato a morte, poi graziato, e in seguito sbattuto a marcire in una segreta sotto il livello del mare prima di essere imprigionato in un manicomio criminale. E' qui che muore nel 1910, ma a causa del suo gesto gli viene negata la sepoltura e il suo cranio esposto nel Museo Criminologico di Roma. Da allora la sua storia viene dimenticata. Sarà grazie alla estenuante battaglia di tre uomini testardi, idealisti e un po' incoscienti - un teatrante, un giornalista e un cantante - che i resti di Giovanni Passannante, nel 2007, troveranno finalmente riposo nel cimitero di Salvia di Lucania, il suo paese natale.
SCHEDA FILM

Regia: Sergio Colabona

Attori: Fabio Troiano - Passannante, Ulderico Pesce - Pesce, Andrea Satta - Satta, Alberto Gimignani - Marchitelli, Bebo Storti - Ministro, Massimo Olcese - Ministro, Nichi Giustini - Ministro, Andrea Buscemi - Ministro, Roberto Citran - Avvocato Tarantini, Ninni Bruschetta - Vignali, Luca Lionello - Campitelli, Andrea Lolli - Sindaco di Salvia, Maria Letizia Gorga - Mamma di Passannante, Veronica Gentili - Regina Margherita, Marco Bianchi Merisi - Re Umberto I, Pietro Biondi - Boschiero, Jerry Mastrodomenico - Dignitario, Gianfranco Phino - Collaboratore del Ministro, Gianluca Belardi - Parrella, Maria Cristina Blu - Segretaria, Francesca Giordani - Segretaria, Manuela Ungaro - Segretaria, Timisoara Pinto - Sorella di Passannante, Corrado Solari - Direttore Castrati, Ciprian Maria Georgeta - Madre del clandestino

Soggetto: Sergio Colabona, Massimo Russo

Sceneggiatura: Sergio Colabona, Ulderico Pesce, Andrea Satta, Massimo Russo

Fotografia: Franco Ferrari

Musiche: Luca De Carlo, Carlo Amato, Andrea Satta, Angelo Pelini

Montaggio: Daniele Di Maio

Scenografia: Antonio Farina, Gianmaria Cau

Costumi: Alessandro Bentivegna

Suono: Francesco Cavalieri

Durata: 82

Colore: C

Genere: DRAMMATICO STORICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: FARFILMS

Distribuzione: EMME CINEMATOGRAFICA

Data uscita: 2011-06-24

CRITICA
"Com'è che una vicenda abbuiata nei libri di storia - una riga, un nome a stento tra le pagine -, chiusa per anni nella teca polverosa di un piccolo museo di Roma diventa una folgore? Perché quella di Giovanni Passannante è una storia che ti cattura l'anima, ti scuote furiosa a distanza di un secolo, e nei suoi terrificanti dettagli insegna - meglio di qualsiasi saggio - che per completare l'Unità d'Italia bisogna che siano uguali e con uguali diritti tutti gli italiani. (...) Un patchwork sul filo conduttore delle musiche sottilmente struggenti dei Têtes des Bois, che ricuce frammenti di film in costume a spezzoni tv sui Savoia, sequenze dallo spettacolo di Ulderico e cronache di ordinaria burocrazia in cui i nostri piccoli eroi moderni (Sarta, Pesce e il giornalista) cercano di riportare quel che resta di Giovanni a casa. Al suo primo film, dopo una lunga carriera come regista televisivo, Colabona gioca su sguardi e insoliti tagli di prospettiva per raccontare in poche scene la vicenda storica. Con una scrittura intuitiva che non intralcia gli incroci frequenti con le altre parti, dove qualche volta verrebbe voglia di dire a Ulderico, come fece Risi con Moretti, «spostati e fammi vedere la storia di Passannante...». L'interpretazione intensa e vibrata di Luca Troiano (nel ruolo protagonista), per esempio, l'umanità ambigua dell'avvocato (un calibratissimo Roberto Citran), l'amarezza rassegnata della madre (Maria Letizia Gorga). Ma è al tosto, tracimante e appassionato Ulderico, che, in fondo, si deve questo ritorno di fiamma per uno sfortunato italiano coraggioso. Da far conoscere e diffondere. Ancora. Perché Salvia insiste a chiamarsi Savoia, rimuovendo identità, dimenticando la (vera) storia." (Rossella Battisti, 'L'Unità', 22 giugno 2011)

"Il film, costruito come una sorta di inchiesta, tra presente e passato, racconta la battaglia condotta da tre cittadini - un teatrante, un giornalista e un musicista - per porre rimedio a un torto di Stato. (...) Una storia che sembra fare il paio con quella, altrettanto vera e terribile, rievocata da Abdellatif Kechiche nel film 'Venere Nera'; e certo non consola che solo nel 2007, dopo un rimpallo di responsabilità tra ministri alla Giustizia (Diliberto, Castelli e Mastella), i resti del poveretto siano stati sepolti nel piccolo cimitero di Savoia di Lucania. Pure in segreto, alla presenza di agenti della Digos, onde evitare 'disordini pubblici'. (...) Partendo da una sana indignazione morale, ma qua e là scivolando in inutili affondi demagogici volti ad 'eroicizzare' la figura del disubbidiente in polemica col ritorno dei Savoia, 'Passannante' svolge opera di meritoria informazione civile. E ci ricorda come una certa retorica risorgimentale debba fare i conti anche con pagine, vergognose, di burocrazia disumana, di inciprignita ferocia. Colabona, che viene dalla regia del 'Grande Fratello', cita giustamente Antigone, il diritto ad essere seppelliti, d'intesa con gli altri due animatori del film, il teatrante Ulderico Pesce e il musicista Andrea Satta. Per loro 'Passannante' fu «un idealista che non hai mai chinato la testa, anzi gliel'hanno tagliata da morto». E citano l'ode proibita che gli dedicò il socialista Pascoli prima di finire in gattabuia." (Michele Anselmi, 'Il Riformista', 22 giugno 2011)

"II film riunisce materiali eterogenei: gli spettacoli su Passannante di Ulderico Pesce, il tentativo (di Pesce e di Andrea Satta, il cantante dei Têtes de Bois) di seppellirne le spoglie, la ricostruzione (in costume) della storia. Molto ambizioso, molto discontinuo, assolutamente insolito." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 24 giugno 2011)

"Esordio di Sergio Colabona, che sulla strada di 'Passannante' ha trovato l'attore Ulderico Pesce, già impegnato con il cantante Andrea Satta e il giornalista Alessandro De Feo (Marchitelli nella finzione) nella battaglia contro la damnatio memoria e per la sepoltura dell'anarchico. Tra attualità (...) e rievocazione storica, il teatro di Pesce e il ritorno dei Savoia, un piccolo, imperfetto film, che ha il merito di rileggere una pagina dimenticata della storia patria: allora, le dimensioni non contano, le sbavature non si vedono, Passannante finalmente riposa in pace. E lotta con noi." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 7 luglio 2011)