L'ultimo imperatore

The Last Emperor

FRANCIA 1987
Nel 1908 a Pechino nella città proibita, l'anziana Imperatrice vedova, prossima a morire, si fa portare Pu-Yi, un fanciullo di tre anni, strappandolo alla madre e lo designa suo successore. Ultimo della dinastia Ching passerà la sua infanzia nella mitica Città, signore e padrone assoluto di uno sterminato Impero. Nel 1912, Sun-Yat-Sen proclama la Repubblica, ma il fanciullo resta là come un simbolo, prigioniero ma onorato (e inoffensivo). Successivamente, divenuto adulto va a vivere in un'altra città del Paese con le due mogli, l'istitutore scozzese Sir Reginald Johnston e alcuni fedeli, in un esilio dorato, che lo vede anche in Occidente. Poi la volontà di governare prende il sopravvento e lo spinge a compromessi: avendo nel frattempo il Giappone, spinto da mire espansionistiche, invaso e occupato la Manciuria, terra natia di Pu-Yi, questi sale sul trono di tale regione, ribattezzata Manciukuo, destinato al ruolo di re fantoccio, collaborando con Tokio, che ne condiziona a fini bellici l'effettivo potere. Finita la guerra e caduto in mano sovietica Pu-Yi trascorre, dopo la seconda guerra mondiale cinque anni in Siberia; poi nel 1949 la Cina di Mao ne chiede il rimpatrio come criminale di guerra. Dopo un decennio di rieducazione politica, l'ex Imperatore viene rilasciato dal campo in cui, con molti altri, è stato confinato: ora è un uomo comune, ha riconosciuto le sue colpe (reali o presunte) e lavora da umile giardiniere nell'orto botanico di Pechino. E nel 1967, nel momento in cui coloro che lo hanno rieducato proveranno gli insulti e le vessazioni della rivoluzione culturale, Pu-Yi muore.
SCHEDA FILM

Regia: Bernardo Bertolucci

Attori: John Lone - Pu-Yi, Joan Chen - Wan Jung, Peter O'Toole - Reginald Johnston, "R.J.", Ying Ruocheng - Jin Yuan, direttore del carcere, Victor Wong - Chen Pao Shen, Liang Dong - Madre di Pu-Yi, Dennis Dun - Grande Li, Basil Pao - Principe Chun, Cary-Hiroyuki Tagawa - Chang, Jade Go - Ar Mo, Henry Kyi - Pu Chieh a 7 anni, Wu Jun Mei - Wen Hsiu, Fumihiko Ikeda - Yoshioka, Richard Vuu - Pu-Yi a 3 anni, Tijer Tsou - Pu-Yi a 8 anni, Fan Guang - Pu Chieh, Lisa Lu - Tzu Hsi Cixi, imperatrice madre, Hajime Tachibana - Traduttore giapponese, Alvin Riley III - Pu Chieh a 14 anni, Hideo Takamatsu - Generale Ishikari, Maggie Han - Gioiello d'Oriente, Soong Huaikuei - Imper. Lung Yu, Chen Kaige - Capitano della guardia imperiale, Ric Young - Primo inquirente, Wu Tao - Pu-Yi a 15 anni, Jian Xireng - Lord Chamberlain, Ryûichi Sakamoto - Amakasu

Soggetto: Henry Pu-Yi - autobiografia

Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci, Mark Peploe

Fotografia: Vittorio Storaro

Musiche: Ryûichi Sakamoto, Su Cong, David Byrne

Montaggio: Gabriella Cristiani

Scenografia: Ferdinando Scarfiotti

Arredamento: Bruno Cesari, Osvaldo Desideri

Costumi: Ugo Pericoli - divise militari, James Acheson

Effetti: Fabrizio Martinelli, Gino De Rossi

Altri titoli:

Le dernier empereur

Modai huangi

Durata: 160

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: SCOPE EASTMANCOLOR 35 MM

Tratto da: autobiografia "From Emperor to Citizen: The Autobiography of Aisin-Gioro Pu Yi" di Henry Pu-yi

Produzione: FRANCO GIOVALE', JEREMY THOMAS E JOYCE HERLIHY PER TAO FILM (ROMA) - YANCO FILMS LIMITED (HONG KONG), RECORDED PICTURE COMPANY, SCREENFRAME, AAA PRODUCTIONS, SOPROFILMS

Distribuzione: COLUMBIA PICTURES ITALIA (1987); VIDEA (2013) - VIVIVIDEO, CECCHI GORI HOME VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI, TECNEDIT (LANTERNA MAGICA, GLI ORI) - BLU-RAY: EAGLE PICTURES

Data uscita: 2013-09-10

TRAILER
NOTE
- 4 NASTRI D'ARGENTO 1987: REGISTA DEL MIGLIOR FILM, FOTOGRAFIA, SCENOGRAFIA (SCARFIOTTI), MONTAGGIO.

- 9 PREMI OSCAR 1988: MIGLIOR FILM, MIGLIOR REGIA, MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE, MIGLIOR FOTOGRAFIA, MIGLIOR SCENOGRAFIA, MIGLIOR SONORO, MIGLIOR COLONNA SONORA, MIGLIORI COSTUMI, MIGLIOR MONTAGGIO.

- 8 DAVID DI DONATELLO 1988: MIGLIOR REGIA, MIGLIOR FILM, MIGLIORE PRODUZIONE (FRANCO GIOVALE', JEREMY THOMAS E JOYCE HERLIHY), MIGLIORE SCENEGGIATURA (EX AEQUO CON 'IO E MIA SORELLA'), MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA (PETER O'TOOLE), MIGLIORE FOTOGRAFIA, MIGLIORE SCENOGRAFIA (BRUNO CESARI, OSVALDO DESIDERI E FERDINANDO SCARFIOTTI), MIGLIOR MONTAGGIO, MIGLIORE COSTUMISTA (JAMES ACHESON E UGO PERICOLI).

- GRAMMY AWARDS 1988: MIGLIOR COLONNA SONORA.

- NEL 2013 LA VIDEA PORTA IN SALA UNA NUOVA EDIZIONE IN 3D.
CRITICA
"Storia di una solitudine, quella di un uomo eternamente prigioniero, tra mura prestigiose prima, in un esilio dorato dopo, fino al suo approdo tra crisantemi coltivati con amore, nella illusione di una improbabile
'libertà'. Incapace e ambizioso, colpevole, ma anche sfortunato e vittima ad un tempo, testimone sempre di quegli eventi medesimi, fino a una morte ignorata, da uomo comune, non lontano dalle mura di quella splendida Città proibita, dove ogni suo capriccio di bambino Figlio del Cielo era legge per una Corte fastosa e corrotta. La vicenda di Pu-Yi risulta uno sterminato affresco, dove sono raffigurate varie mutazioni di un popolo. Di questi eventi e di una siffatta metamorfosi il film di Bernardo Bertolucci ci da forti e sontuose immagini, atmosfere affascinanti ed attendibili impressioni. E la narrazione puntuale e partecipe di una solitudine sposata alla inefficienza e all'ambizione, che nasce e cresce nei rituali pietrificati di tradizioni millenarie, si spreca e svilisce nei compromessi e nelle colpe, per finire, punita ed umiliata dal lavaggio del cervello, in un angolo oscuro di un ex-Impero. Il senso della Storia è sempre vivo e pungente, anche se la carica narrativa mira ovviamente a privilegiare la psicologia del personaggio, che nella sua triste parabola è del tutto emblematico. L'interpretazione di John Lone è eccezionale per acume, espressioni e silenzi. Un grande spettacolo, senza mai pesantezze né banalità e con una regia eccellente. Con un particolare apprezzamento per la colonna sonora, alla quale hanno posto mano in tre: Cong-Su per le musiche di scena destinate alla Corte Imperiale; il giapponese Ryuichi Sakamoto, per la eleganza dello stile, curiosamente autore delle pagine più occidentali e, soprattutto David Byrne per la parte più orientaleggiante della composita partitura, quella forse più riuscita nel sottolineare tensioni e atmosfere." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 103, 1987)