LA NOIA

FRANCIA 1963
Dino, scoperta la sua incapacità di comunicare con il prossimo, si abbandona all'ozio più completo in compagnia di una giovanissima modella per la quale prova solo un'attrazione fisica. Anche questa passione sta per annoiarlo quando scopre che la ragazza, Cecilia, lo tradisce. Sorge allora in lui una furiosa gelosia che lo acceca. Pur di tenere legata a sé Cecilia, Dino le chiede di sposarlo. Al rifiuto della ragazza, completamente sconvolto, tenta il suicidio, ma riescono a salvarlo. Guarito fisicamente, Dino sembra anche guarito della sua passione per Cecilia dalla quale si distacca, senza molti rimpianti, per sempre.
SCHEDA FILM

Regia: Damiano Damiani

Attori: Horst Buchholz - Dino, Catherine Spaak - Cecilia, Bette Davis - Madre Di Dino, Georges Wilson - Padre Di Cecilia, Leonida Repaci - Balestrieri, Isa Miranda - Madre Di Cecilia, Lea Padovani - Sig.Ra Balestrieri, Luigi Giuliani - Luciani, Nazzareno Natale - Figlio Di Balestrieri, Jole Mauro, Edoardo Nevola, Micaela Dazzi, Mario Lanfranchi (II), Renato Moretti, Amos Davoli, Marcella Rovena, Daniela Calvino, Dany Paris

Soggetto: Alberto Moravia

Sceneggiatura: Damiano Damiani, Ugo Liberatore, Tonino Guerra

Fotografia: Roberto Gerardi

Musiche: Luis Enríquez Bacalov

Montaggio: Renzo Lucidi

Scenografia: Carlo Egidi

Costumi: Angela Sammaciccia

Altri titoli:

THE EMPTY CANVAS

L'ENNUI ET SA DIVERSION: L'EROTISME

L'EROTISME

Durata: 100

Colore: B/N

Genere: DRAMMATICO ROMANTICO

Specifiche tecniche: VISTAVISION, 35 MM.

Tratto da: ROMANZO OMONIMO DI ALBERTO MORAVIA (1960)

Produzione: CARLO PONTI PER C.C. CHAMPION (ROMA), LES FILMS CONCORDIA (PARIGI)

Distribuzione: INTERFILM - GENERAL VIDEO, CECCHI GORI HOME VIDEO

NOTE
- REVISIONE MINISTERO APRILE 1996.

- DAVID DI DONATELLO 1964 TARGA D'ORO A CATHERINE SPAAK.
CRITICA
"[...] Damiani ha dovuto ringiovanire il protagonista [...] conferirgli maggior animazione e una punta quasi inevitabile di romanticismo. [...] Correlativamente anche il suo male, la noia, perde il lustro filosofico [...] e diventa molto simile alla nevrosi di un ragazzo ricco, erudito in esistenzialismo. Ma anche con questi scapiti, il film resta autenticamente moraviano". (L. Pestelli, "La Stampa", 8/12/1963).