Il siero della vanità

Infascelli da brivido. In un noir contro la tv, la conferma del suo talento. Con Francesca Neri

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ITALIA 2003
La sparizione di alcuni personaggi dello spettacolo è al centro dell'interesse dei media. Il guru televisivo Sonia Norton parla di "un attacco senza precedenti al cuore di una nazione". Le indagini vengono affidate a Lucia Allasco, ex ispettore di polizia, ancora in fase guarigione dopo un incidente avvenuto due anni prima. Le viene affiancato un collega, Franco Berardi, e presto i due scoprono che esiste un collegamento fra Sonia Norton e i personaggi scomparsi.
SCHEDA FILM

Regia: Alex Infascelli

Attori: Margherita Buy - Lucia Allasco, Francesca Neri - Sonia Norton, Valerio Mastandrea - Franco Berardi, Barbora Bobulova - Azzurra Rispoli, Ninni Bruschetta - Vittorio Terracciano, Maddalena Maggi - Ester Bonanni, Marco Cortesi - Matteo De Muzzi, Marco Giallini - Michele Benda, Antonio Ianniello - Pasquale Terracciano, Giovanni Argante - D. Calaciuria, Francesca Barone - Marina, Luis Molteni - Rocco Piccolo, Rosario J. Gnolo - Il mago Daniel, Daniele Borgia - Assisstente di studio, Alessandro Mario - Barienghi, Carlo De Ruggieri, Armando De Razza, Roberto Riccardi, Lucio Vinciarelli, Barbara Bonanni, Nicola Paduano, Marica Coco

Soggetto: Niccolò Ammaniti

Sceneggiatura: Niccolò Ammaniti, Antonio Manzini

Fotografia: Stefano Ricciotti

Musiche: Morgan

Montaggio: Esmeralda Calabria

Scenografia: Cosimo Gomez

Costumi: Elisabetta Montaldo

Effetti: Giuseppe Squillaci, Proxima Srl

Altri titoli:

The Vanity Serum

Durata: 92

Colore: C

Genere: THRILLER

Produzione: RAI CINEMA, RODEO DRIVE

Distribuzione: 01 DISTRIBUTION (2004)

Data uscita: 2004-04-16

NOTE
- FONICO DI PRESA DIRETTA: BRUNO PUPPARO.
CRITICA
"'Il siero della vanità', è l'opera seconda di Alex Infascelli, regista di sicuro talento visivo e di imperdonabile pigrizia narrativa, già autore di 'Almost Blue' (da Lucarelli), qui alle prese con una storiellina così ovvia e scucita che sembra incredibile abbia coinvolto attori di nome. Ma tant'è. (...) Nulla che non avessimo già sentito mille volte. Condito dalle immancabili volgarità scodellate con la scusa della satira. Vecchio problema: per fare denuncia spesso si finisce col parlare lo stesso linguaggio di chi dovrebbe essere messo all'indice. Del resto, ad avvicinarsi troppo alla tv si rischia di caderci dentro. Negli ultimi anni solo Muccino è riuscito a evitare la trappola. Forse non è un caso." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 aprile 2004)

"Sul piano del giallo molto della sceneggiatura di Infascelli e Ammaniti è prevedibile, ma visivamente il film è coerente e prensile, le traiettorie psicologiche sono sghembe e malate, la trasferta dal piccolo mondo mediatico, sensazionalistico e impiccione, alla realtà made in Italy, con le sue finte euforie e falsità, è tragicamente immediato. Lavorando di fino sul grottesco, il film, peraltro distribuito dalla Rai, mette in allarme: troviamo noi il colpevole e condanniamolo." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 17 aprile 2004)

"Diciamo subito che la sfida del 37enne Infascelli, replicata alla seconda prova dopo 'Almost Blue' e di nuovo con il sostegno di una firma di spicco - lì Lucarelli, qui Ammaniti autore del soggetto - è di quelle difficili: strutturare un thriller che funzioni come si deve, come sa il maestro del genere Dario Argento. L'intreccio c'è anche se fa leva su un motivo largamente usurato e tardivamente ricalcato su tanti esempi americani: la piovra televisiva madre di tutti i mostri (...) Più che entusiasmo per la prova in sé vogliamo esprimere compiacimento per una giovane personalità d'artista che va a rafforzare una squadra di trentenni di valore." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 17 aprile 2004)