Il mattino ha l'oro in bocca

Patierno perde di vista il "realismo tragico" di Pater familias per raccontare il Baldini giocatore: innocuo

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ITALIA 2007
Viaggio di andata e ritorno nell'oscuro mondo del gioco d'azzardo e delle scommesse di un celebre conduttore radiofonico.
SCHEDA FILM

Regia: Francesco Patierno

Attori: Elio Germano - Marco, Laura Chiatti - Cristiana, Martina Stella - Cristina, Carlo Monni - Padre di Marco, Gerardo Amato - Frankie, Corrado Fortuna - Rosario, Donato Placido - Giggetto, Umberto Orsini - Zio Lino, Gian Marco Tognazzi - Danny, Dario Vergassola - Direttore di Radio Deejay, Fiorenza Pieri - Lucia, Grazia Schiavo - Patrizia

Soggetto: Marco Baldini - autobiografia

Sceneggiatura: Francesco Patierno, Marco Baldini - collaborazione

Fotografia: Mauro Marchetti

Musiche: Pivio , Aldo De Scalzi

Montaggio: Renata Salvatore

Scenografia: Tommaso Bordone

Arredamento: Tommaso Bordone

Costumi: Eva Coen

Effetti: Fabrizio Pistone

Durata: 100

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM

Tratto da: liberamente tratto dall'autobiografia "Il giocatore" di Marco Baldini

Produzione: MARCO POCCIONI E MARCO VALSANIA PER RODEO DRIVE S.R.L.

Distribuzione: MEDUSA (2008)

Data uscita: 2008-02-29

TRAILER
NOTE
- GIRATO A ROMA, MILANO E FIRENZE.

- UMBERTO ORSINI E' CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2008 COME MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA.
CRITICA
"l mattino ha l'oro in bocca" tiene costantemente a distanza di sicurezza qualsiasi "caduta" verso il basso, preferendo il ben più rassicurante galleggiamento sulle acque relativamente placide della commedia con sporadiche onde tendenti al dramma. E' proprio questo, a ben vedere, il problema d'identità più lampante di un film apertamente schierato contro qualsiasi mimetismo (Elio Germano, bravo ma non imprescindibile, fa di tutto per evitare l'imitazione di Baldini, così come Corrado Fortuna, aiutato nella caratterizzazione di un giovane Fiorello data l'irresistibile carica insita nella natura stessa del personaggio da "interpretare"): un
"vorrei ma non posso" che ben presto si riduce a schematica e prevedibile sintesi di un racconto che, sullo schermo, avrebbe dato molto di più se "sporcato" o reinventato drammaturgicamente." (Valerio Sammarco, cinematografo.it, 28 febbraio 2008)

"Il bio-film narra gli inizi toscani, seguito milanese a Radio Deejay, la tragedia degli strozzini, l'incontro con Fiorello. Una storia che sembra una parabola anche di un modus vivendi legato alla pessima sociologia della Milano da bere. Per due terzi il film porta a casa con ironia, senza retorica, un buon ritmo narrativo e un disegno psicologico vero e verosimile, perché Elio Germano se lo gioca con molte sapienti sfumature e simpatia. Il problema è nel finale quando le carte si confondono quasi nel surreale; allora lo scarto tra privacy e pubblico si fa sentire." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 29 febbraio 2008)

"Malgrado sia tutto vero, di pathos ce n'è poco." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 29 febbraio 2008)

"Peccato perché il regista Francesco Patierno aveva diretto un esordio eccentrico come 'Pater familias' e il doppio finzione/storia vera di questo poteva dare variazioni inconsuete. Invece sceglie la commedia che non sembra funzionare nel suo sguardo, e non bastano Carlo Monni, qualche battuta toscana, fidanzate belle e rompi, amori belli e muti, Fiorello versione fuoriserie storico, strozzini eleganti e delinquenti scassati. Fuoricampo restano la radio, la sfida del successo, e persino la tensione del gioco: l'idea dell'azzardo come tensione della diretta cavalli o cuffie che siano non diventa mai cinema. Mentre i personaggi restano figurine senza contorni, conflitti, passione." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 29 febbraio 2008)

"Il film scava con umorismo misto a tenerezza nel mondo delle radio private e in quello del gioco, dove i balordi prevalgono sugli appassionati. Il bravo Elio Germano è la tormentata vittima dell'azzardo." (Maurizio Bertarelli, 'Il Giornale', 29 febbraio 2008)

"Per trasporre il libro autobiografico 'Il giocatore', il regista Francesco Paterno ha diverse volte incontrato Baldini, riadattando la sceneggiatura sulla base di suoi diretti suggerimenti e sollecitazioni. 'Il mattino ha l'oro in bocca' rievoca il Jack Nicholson impazzito di 'Shining', accostato qui ad una mente iperattiva, ritmata sull'incalzare delle battute, priva delle necessarie pause della riflessione, intrappolata da un inquieto bisogno di emozioni. A parte una breve e intensa scena madre tra genitore e figlio, il film è però sottotono nel ricreare l'esaltazione delle poche vincite alternata alla continua, disperante necessità di denaro. Non può fare molto per risollevarne le sorti Elio Germano - in folgorante ascesa artistica - che migliora di film in film, ma rischiando la sovraesposizione (oltre a questo, un titolo presentato a Venezia ed altri due di prossima uscita). Tornato cinque anni dopo il promettente 'Pater familas', Paterno segna il passo." (Davide Turrini, 'Liberazione', 29 febbraio 2008)

"Nella commedia diretta in chiave dolce amara da Francesco Patierno, ambienti e personaggi di contorno sono riprodotti anche con una certa freschezza; ma le figure femminili appaiono insulse e la sceneggiatura non è abbastanza abile da interessarci a una vicenda pur curiosa e inquietante." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 29 febbraio 2008)

"Se il lettore preferisse un giudizio a pagella, non mancherebbero i bei voti. Francesco Patierno, regista giovane e dotato, governa bene il cast, ha un senso pulito e verosimile della messinscena, non banalizza alcuna immagine, rispetta le sfumature dei caratteri e non scimmiotta la routine dei film sulla malattia del gioco. Purtroppo, però, la resa complessiva di 'Il mattino ha l'oro in bocca' appare modesta e non c'è bisogno dell'esperto per capirne il perché: il copione, tratto dal libro 'Il giocatore' di Marco Baldini e scritto dal regista insieme al simpatico compare di Fiorello, non funziona e non scatta scontando sino in fondo l'inevitabile vigilanza del personaggio vivente (e di successo). (...)Verso il finale Patierno opera scelte più audaci, confondendo cronaca e fantasia, referto e delirio e confermando di avere i mezzi per non dovere più pagare pegno a biografi autoindulgenti." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 1 marzo 2008)