Cari genitori

ITALIA 1973
Una giovane signora borghese, Giulia Bonanni, va a Londra per rintracciare la figlia Antonia, diciottenne, che da mesi non dà più notizie di sè. Al pensionato, in cui la ragazza è vissuta nei primi tempi, non sanno più nulla di lei. Un'amica di Antonia, Madò, assistente all'università, si offre di aiutare Giulia nella sua ricerca. Dopo un lungo peregrinare per Londra, attraverso bar, agenzie di collocamento, comunità hippies, finalmente la donna ritrova la figlia occupata in un teatro d'avanguardia a confessare pubblicamente di aver abortito. L'incontro è affettuoso, ma Giulia, già scandalizzata da quella spavalda dichiarazione, inorridisce ancor più scoprendo dalle parole di Antonia, che rivendica con orgoglio la libertà di fare quello che vuole, quanto profondo sia il solco che ormai la divide dai genitori e dal loro mondo. Falliti i tentativi di persuaderla a rientrare nell'ordine, Giulia (dopo un'ultima e più spiacevole rivelazione: Antonia ha avuto una torbida relazione con Madò) si finge rassegnata e riparte per l'Italia. Antonia, giunta troppo tardi all'aeroporto, ha un momento di commozione, poi prevale la decisione di proseguire, sola, per la propria strada.
SCHEDA FILM

Regia: Enrico Maria Salerno

Attori: Florinda Bolkan - Giulia, Maria Schneider - Antonia, Catherine Spaak - Madeleine-Madò, Malcolm Stoddard, Jean Anderson, Tom Baker, Susan Macready

Soggetto: Enrico Maria Salerno, Giuseppe Berto

Sceneggiatura: Marco Leto, Enrico Maria Salerno, Bruno Di Geronimo, Lina Wertmüller

Fotografia: Dario Di Palma

Musiche: Riz Ortolani

Montaggio: Mario Morra

Scenografia: Luigi Scaccianoce

Costumi: Ruth Myers

Durata: 94

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA EASTMANCOLOR

Produzione: CARLO PONTI PER CHAMPION (ROMA), CONCORDIA (PARIGI)

Distribuzione: INTERFILM - GENERAL VIDEO

NOTE
- DAVID DI DONATELLO 1973 COME MIGLIORE ATTRICE A FLORINDA BOLKAN, PREMIO SPECIALE A MARIA SCHNEIDER.
CRITICA
"Uno scontro generazionale secondo il regista di 'Anonimo Veneziano". ('Venerdi di Repubblica', 7 luglio 2000)