Men in Black 2

Men in Black II

USA 2002
Mentre è impegnato in una indagine all'apparenza di poca importanza, l'agente J si rende conto che qualcuno sta tramando per impossessarsi della Luce di Zarta, una pietra aliena che regala a chi la possiede il dominio del mondo. A capo di questa operazione c'é un mostro di nome Seerlena che però, per agire sulla Terra, ha assunto l'aspetto di una modella di biancheria intima. Per riuscire a controbattere Seerlena, l'agente J deve fare ricorso al suo vecchio compagno di lavoro, l'agente K, che non vede più da cinque anni e si è ritirato a vita privata. Poiché la sua memoria stata cancellata al momento del ritiro dal servizio, K non ricorda niente, e J ha il suo bel daffare per farlo rientrare a pieno titolo nella squadra dei MIB. Una volta rientrati in azione, J e K affrontano situazioni di grave pericolo e di grande emergenza. Soprattutto quando capiscono che è proprio K, senza saperlo, a custodire il segreto della pietra aliena e che il loro obiettivo è raggiungere il punto indicato dalla luce di un bracciale, in tempo utile prima che la Terra salti in aria.
SCHEDA FILM

Regia: Barry Sonnenfeld

Attori: Tommy Lee Jones - Kevin Brown/Agente K, Will Smith - Agente J, Rosario Dawson - Laura Vasquez, Rip Torn - Zeta, capo dei MIB, Lara Flynn Boyle - Serleena, Johnny Knoxville - Charlie, Tony Shalhoub - Jack Jeebs, Michael Jackson - Se Stesso, Patrick Warburton - Agente T, Jack Kehler - Ben, David Cross - Newton, Colombe Jacobsen-Derstine - Hailey, Peter Spellos - Capitano Larry Bridgewater, Michael Jackson - Agente M

Soggetto: Lowell Cunningham - fumetti, Robert Gordon (III)

Sceneggiatura: Robert Gordon (III), Barry Fanaro

Fotografia: Greg Gardiner

Musiche: Danny Elfman

Montaggio: Richard Pearson, Steven Weisberg

Scenografia: Bo Welch

Arredamento: Cheryl Carasik

Costumi: Mary E. Vogt

Effetti: Thomas L. Fisher, Ben Rittenhouse, Pacific Title Digital, Sony Pictures Imageworks Inc., Tippett Studio, Cinovation Studios, Industrial Light & Magic (ILM), Rhythm & Hues

Altri titoli:

MIB 2

MIIB

Durata: 88

Colore: C

Genere: AZIONE FANTASY FANTASCIENZA COMMEDIA

Tratto da: fumetti di Lowell Cunningham

Produzione: AMBLIN ENTERTAINMENT, COLUMBIA PICTURES CORPORATION

Distribuzione: COLUMBIA TIRSTAR; COLUMBIA TRISTAR HOME ENTERTAINMENT DVD (2003);

Data uscita: 2002-09-13

NOTE
- IL FINALE, CHE PREVEDEVA UNA BATTAGLIA TRA ALIENI E UMANI ALL'INTERNO DEL WORLD TRADE CENTER, E' STATO CAMBIATO IN CORSA DOPO GLI AVVENIMENTI DELL'11 SETTEMBRE 2001.

- PRODUTTORE ESECUTIVO: STEVEN SPIELBERG.
CRITICA
"C'era molta attesa per 'Men in Black II', soprattutto dopo il successo di pubblico e critica del primo film tratto dal fumetto di Lowell Cunningham. Certo, la sceneggiatura di Gordon e Fanaro poteva essere più ricca, ma la regia di Barry Sonnenfeld è sempre vivace, gli alieni del premio Oscar Rick Baker un gioia per gli occhi e la coppia Will Smith-Tommy Lee Jones più affiatata che mai. Si ride. E molto. Peccato che i due si ricongiungano a metà film, anche se in almeno due scene il carlino Jack non fa rimpiangere K come spalla comica. 88 minuti di gag, effetti speciali e sentimento. Alla fine una certezza: i Men in Black sono entrati nei nostri cuori. Non è poco per un semplice film di intrattenimento". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 13 settembre 2002)

"Per quanto l'estetica della serialità possa averci colonizzato il cervello, è difficile trovare eccitante questo sequel movimentato ma già visto, chiassoso ma ripetitivo. E in fondo devono averla pensata così anche il regista Barry Sonnenfeld e il produttore Steven Spielberg, visto che hanno limitato la durata del film a un'ottantina di minuti". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 14 settembre 2002)

"Era meglio il primo. Come ogni sequel, la seconda volta è meno eccitante. Ma come rinunciare, quando gli incassi d'esordio toccano i 500 milioni di euro? (?) E' vero che la fantascienza anni '50, con immonde ma tenere visioni splatter e astronavi di latta, è una chiave parodistica perfino ricercata, ma il copione è fotocopiato. C'è sapore di fabbrica, come nei panni del Burghy. Ma come al Burghy, si ritorna per un gusto brutale della ripetizione. I pupazzi digitali (quasi gli stessi) sono di Rick Baker". (Silvio Danese, 'Quotidiano Nazionale', 13 settembre 2002)

"Barry Sonnenfeld maschera il diffuso imbarazzo facendo il verso a Tim Burton ma 'Mars Attacks!' era davvero tutta un'altra cosa, e non bastano un carlino scatenato, un paio di modellini alla Ed Wood o la Boyle acconciata come Lisa Marie per dare l'illusione dio un cinema 'pensato'. Guardando 'Men in Black II' si ha una triste conferma: nel mondo di blockbuster di Hollywood sceneggiatura, regia e tutto quello che sta alla base di un film sono optional". (Mauro Gervasini, 'Film tv', 17 settembre 2002)

"A suo modo 'Men in Black 2' è divertente, sono divertenti gli occhiali, le armi, le automobili dei protagonisti. Ma la maggiore riuscita del film sta altrove: nel riuscire a trasformare i suoi eroi in qualcosa di simile a un logo, a una marca o un marchio, a uno slogan, a un´apparizione immediatamente riconoscibile. Questo non soltanto consente un vantaggioso sfruttamento pubblicitario dei due eroi, non soltanto moltiplica la loro popolarità, ma dà loro l´essenza passe-partout semplice e profonda del divo al quale è sufficiente apparire, mentre è indifferente cosa dica, cosa faccia, cosa racconti". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 13 settembre 2002)

"(...) il film risulta esile, con i suoi 88 minuti che diventano 81 sottraendo i lunghi titoli di coda, ma l'incalzare frenetico delle catastrofi lo rende un po' faticoso per l'occhio e l'orecchio sicché è parso bene farlo durare poco. Sono solo barzellette anche se pantografate in dimensioni e costi da kolossal, per raccontare le fumettistiche avventure di Kay & Jay impegnati a difendere la terra contro l'ennesima invasione degli alieni. Incurante di logica e plausibilità, Sonnendfeld bada solo a tenere il ritmo e non ha timore di spararle grosse, mentre i due 'uomini in nero' sembrano impegnati in quella gara di impassibilità che si svolge all'insegna del motto 'Chi ride prima?'. In definitiva, il film da una parte fa pensare al chiasso e alle emozioni superficiali di un parco di divertimenti, dall'altra alla galoppante fantasia di messer Ludovico Ariosto....". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 14 settembre 2002)