In nome del popolo italiano

ITALIA 1971
Indagando sulla morte di una giovane tossicomane, Silvana, avvenuta in circostanze che fanno pensare a un delitto, il giudice istruttore Bonifazi scopre che nella sua fine può in qualche modo essere implicato l'industriale Lorenzo Santenocito, un ricco e spregiudicato speculatore edile che, sotto l'etichetta delle "pubbliche relazioni" si serviva di Silvana per intrattenere i suoi clienti altocati. Dopo aver cercato di bloccare sia con le minacce che con le lusinghe l'inchiesta di Bonifazi e dopo aver fatto rinchiudere in manicomio il vecchio padre, che non si è voluto prestare a inventargli un alibi per la sera della morte di Silvana, l'industriale riesce finalmente a procurarsi una falsa testimonianza, che dovrebbe scagionarlo definitivamente. Bonifazi però lo smaschera e soltanto in una calda giornata estiva, in una Roma impazzita per la vittoria dell'Italia sull'Inghilterra, scoprirà la verità. Forse i veri colpevoli sono il 'sistema' e la società e anche l'integerrimo giudice dovrà chinare la testa...
SCHEDA FILM

Regia: Dino Risi

Attori: Ugo Tognazzi - Giudice Mariano Bonifazi, Vittorio Gassman - Lorenzo Santenocito, Yvonne Furneaux - Lavinia Santenocito, Michele Cimarosa - Maresciallo Casciatelli, Ely De Galleani - Silvana Lazzorini, Pietro Tordi - Prof. Rivaroli, Simonetta Stefanelli - 'Giugi' Santenocito, Franco Angrisano - Colombo, Renato Baldini - Rag. Cerioni, Pietro Nuti - Avvocato di Santenocito, Checco Durante - Pieronti, l'archivista, Maria Teresa Albani - Signora Lazzorini, Enrico Ragusa - Riziero Santenocito, il padre, Edda Ferronao - Cameriera di Santenocito, Franca Scagnetti - La portinaia, Francesco D'Adda - Lipparini, il cancelliere, Vanni Castellani - Sirio, Claudio Trionfi - Giornalista TV, Franca Ridolfi - Doris, l'attrice, Gianfilippo Carcano - Signor Lazzorini, Giò Stajano - Floriano Roncherini, Paolo Paoloni - Primario della Clinica Psichiatrica, Marcello Di Falco - Segretario di Santenocito, Franco Magno - Industriale fra i premiati, Pietro Ceccarelli - Inserviente al Palazzo di Giustizia

Soggetto: Age , Furio Scarpelli

Sceneggiatura: Age , Furio Scarpelli

Fotografia: Sandro D'Eva, Carlo Fiore - operatore

Musiche: Carlo Rustichelli

Montaggio: Alberto Gallitti

Scenografia: Luigi Scaccianoce

Arredamento: Bruno Cesari

Costumi: Enrico Sabbatini

Aiuto regia: Renato Rizzuto, Claudio Risi - assistente

Altri titoli:

In the Name of the Italian People International

Au nom du peuple italien

Abend ohne Alibi

Durata: 103

Colore: C

Genere: THRILLER DRAMMATICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: PANORAMICA TECHNICOLOR, 35MM (1:1.85)

Produzione: INTERNATIONAL APOLLO FILM

Distribuzione: FIDA CINEMATOGRAFICA - MITEL, DELTAVIDEO, NUMBER ONE VIDEO

CRITICA
"Diretto con mestiere e modesto nella caratterizzazione dei personaggi, il film insiste oltre la giusta misura in un'aneddotica pittoresca ma di maniera, e si sfalda, a tratti, per alcuni eccessi e scivolate sul farsesco. Velleitarie le pretese di denuncia sociale. La sconcertante conclusione della vicenda rende il film ambiguo sotto il profilo ideologico e getta sul suo intento di denuncia civile l'ombra di un insincero moralismo." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 72, 1972)

"(...) Non possiede la compattezza di 'Una vita difficile' che seguita a restare il film migliore sortiro dagli occhi del regista, attenti all'osservazione della realtà nostrana ma, soprattutto nella prima parte, gli si avvicina nel gusto amaramente critico, feroce a volte, teso ad indviduare i molteplici mali che pesano sulla società nazionale e sulla giustizia, una giustizia di classe invecchiata e sopraffatta." (A. Scagnetti, 'Paese Sera', 19 dicembre 1972).

"Pungente (anche troppo) e ambigua (ancor di più) commedia di costume, densa di inusuali parolacce, da un canovaccio premonitore di Age e Scarpelli, che picchia con maggior veemenza di Berlusconi sui guasti della giustizia a senso unico. Dino Risi dirige con mano sicura una coppia superba: il misurato Ugo Tognazzi, amaro e sommesso, è più convincente di Vittorio Gassman, a volte eccessivo nei toni grotteschi". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 30 luglio 2002).