Celluloide

ITALIA 1996
Nel 1944 a Roma appena liberata dagli Alleati, il produttore Peppino Amato commissiona a Sergio Amidei la sceneggiatura di una commedia, "Borsa nera". Ma il regista Roberto Rossellini, amico di Sergio, che invece ha idee di ben maggiore spessore e intuisce già il significato di testimonianza di un film di più drammatico respiro, trova tramite amici una contessa disposta a concedere il primo finanziamento. Poi si vuole includere la figura di un eroico sacerdote, e i due pensano al comico Aldo Fabrizi e all'attrice di varietà Anna Magnani. Dileguatasi la contessa, Amidei e Rossellini tornano da Amato che preferirebbe l'attrice Clara Calamai ad Anna Magnani, che però lo convince con un provino. Per girare il film sono costretti ad "allacciarsi" alla corrente elettrica di un dancing degli Alleati e un incidente sul set, disertato da Rossellini che corre in soccorso di Anna, alle prese con la malattia del figlio, causa una lite tra Amidei (che decide di girare comunque) e l'attrice e sua amante Maria Michi. Amato, infuriato per lo stravolgimento del copione in senso drammatico e perché non si vuol togliere la fucilazione del prete, abbandona la produzione del film. La pellicola scarseggia e si deve acquistarla in Vaticano. Si procede a sbalzi, fino a quando un ufficiale americano non scopre il furto di corrente, ma per fortuna è figlio di un distributore cinematografico in America e li lascia fare, promettendo che interesserà il padre a cose fatte. La Magnani litiga con il compagno Massimo sul set, e la sua corsa dietro l'automobile dell'uomo suggerisce a Rossellini la mirabile sequenza nel film della morte della protagonista. All'anteprima il pubblico rimane indifferente mentre il film sconcerta la critica.
SCHEDA FILM

Regia: Carlo Lizzani

Attori: Giancarlo Giannini - Sergio Amidei, Massimo Ghini - Roberto Rossellini, Lina Sastri - Anna Magnani, Antonello Fassari - Aldo Fabrizi, Anna Falchi - Maria Michi, Massimo Dapporto - Peppino Amato, Milva - La Contessa, Massimo Ciavarro - Massimo Serato, Francesco Siciliano, Christopher Walken, Francesca Ventura

Soggetto: Ugo Pirro

Sceneggiatura: Ugo Pirro, Furio Scarpelli, Carlo Lizzani

Fotografia: Giorgio Di Battista

Musiche: Manuel De Sica

Montaggio: Alberto Gallitti

Scenografia: Luciano Sagoni

Altri titoli:

Celluloid

Durata: 117

Colore: C

Genere: BIOGRAFICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Tratto da: libro omonimo di Ugo Pirro (ed. Einaudi)

Produzione: DEAN FILM, PRODUCTION GROUP, ISTITUTO LUCE

Distribuzione: ISTITUTO LUCE - RCS FILMS & TV

NOTE
- 3 DAVID DI DONATELLO 1996: MIGLIORE ATTORE A GIANCARLO GIANNINI, SCENEGGIATURA A CARLO LIZZANI, UGO PIRRO E FURIO SCARPELLI; MUSICA A MANUEL DE SICA.

- REVISIONE MINISTERO DICEMBRE 1995.
CRITICA
"Con uno sfarfallio di aneddoti, di ministorie che, per anni, sono passati di bocca in bocca fra i cineasti prima che Ugo Pirro li riordinasse nel diario di un film che si lesse come un romanzo (lo si può vedere, adesso, nelle edizioni Einaudi), 'Celluloide' riesce a cogliere il sapore di una stagione, a restituire la vivacità dell'ambiente cinematografico. Non era facile per niente; dato che, di certi anni fatali, di certe scelte epocali, anche chi li visse consapevolmente o non li ha vissuti per niente conserva una memoria vivissima, frutto di racconti o di letture. Mentre vagola sotto la galleria Colonna e ritrova un Fellini lungo come una pertica che disegna caricature in cambio di pezzi di cioccolata, di un pacchetto di sigarette o di biscotti oppure entra in un caffè o in un teatro rionale, Lizzani coglie personaggi ben definiti, a tutto tondo, che Giancarlo Giannini, Massimo Ghini, Anna Falchi, Lina Sastri, Massimo Dapporto e Antonello Fassari coloriscono con affetto." ('Avvenire', Francesco Bolzoni, 26 gennaio 1996)

"Del film di Lizzani, fatto con un amore che sfiora l'eroico, si ricorderà soprattutto il valore di testimonianza, e il ritratto efficace di un'amicizia virile: quella fra Rossellini e Amidei, due geniacci capaci di dichiararsi il reciproco amore a suon di litigate. Resta invece lievemente in ombra il contesto, ovvero, quella Roma del '45 così piena di slanci e di tragedie, ma in questo senso si vede benissimo che i limiti del film sono soprattutto produttivi: gli americani, per un film così, avrebbero speso miliardi e avrebbero ricostruito l'epoca in stile 'Forrest Gump', Lizzani e soci hanno dovuto fare i salti mortali e gli esterni di Roma - che è cambiata non poco, si sa! - sono giocoforza pochi, e tutti al risparmio. Resta da dire degli attori: il migliore in campo è "ovviamente" Giannini, che oltre a essere un fuoriclasse aveva il compito più facile, rendere un Amidei di cui pochi, nel pubblico, ricordano il volto. Ma se la cava bene anche Ghini nei panni di Rossellini, e fa miracoli Lina Sastri nello sfidare un mito come quello della Magnani. Insomma, chi c'era si emozionerà e chi non c'era imparerà qualcosa: 'Celluloide' era una scommessa impervia, Lizzani l'ha vinta almeno al 70 per cento." (L'Unità, Alberto Crespi, 27 gennaio 1996)

"Introdotto nel commento musicale di Manuel De Sica da una variazione su St. Louis Blues (il motivo che sotto il fascismo fu italianizzato, in tutta serietà, tristezze di San Luigi), il film gioca la sua carta vincente nel mettere a contrasto Amidei e Rossellini: l'uomo che non sapeva amare e l'uomo che amava troppo. Chi già conosce la vicenda, se la godrà a cogliere tante sfumature che, pur destinate a sfuggire allo spettatore comune, contribuiscono alla credibilità dell'insieme; mentre su alcune licenze poetiche, l'esperto sorvolerà volentieri: per esempio l'accoglienza al film al Festival del Teatro Quirino non fu così fredda e le recensioni non tutte cattive. Lizzani e i suoi sceneggiatori, tra i quali oltre a Pirro c'è anche Furio Scarpelli, hanno preferito tirar giù la sera della "prima" per evidenziare l'affermazione planetaria del film: il successo di cassetta, ricordiamolo a onore del pubblico italiano, fu in realtà immediato e travolgente." (Corriere della Sera, Tullio Kezich, 30 gennaio 1996)

"In Lina Sastri, per quanto brava e toccante, non si ritrova l'empito popolaresco né l'energia furente di Anna Magnani; il Rossellini di Massimo Ghini sembra un pragmatico furbacchione anziché il cineasta geniale e il seduttore irresistibile che era; Anna Falchi non ha nulla a che vedere con il fascino torbido della quasi brutta Maria Michi. Mentre è accettabile Antonello Fassari che impersona Aldo Fabrizi, è bravissimo Giancarlo Giannini nella parte dell'iracondo sceneggiatore Sergio Amidei: la storia di Roma città aperta resta del tutto straordinaria, e fa piacere che un film aiuti a conoscerla o ricordarla, a ripensare a un'Italia migliore." ('La Stampa', Lietta Tornabuoni, 16 febbraio 1996)