LA PANTERA NERA

ITALIA 1941
Il ritrovo notturno "La Pantera nera" è sospetto alla polizia e un ispettore si reca in incognito a svolgere delle indagini, ma mentre sta per appurare il mistero, viene ucciso. A breve distanza di tempo anche un altro agente viene ucciso, presumibilmente dalla stessa mano. Uno sconosciuto ispettore di polizia chiede ed ottiene di condurre la difficile e pericolosa investigazione. Conducendo le indagini con metodo ed intelligenza egli riesce a dipanare una intricatissima vicenda che lo porta a scoprire una intera banda di malfattori internazionali il cui capo è un misterioso individuo che aveva installato il quartier generale alla "Pantera Nera". Un duplice matrimonio; dell'ispettore e di un suo collaboratore, allieta il finale della losca vicenda.
SCHEDA FILM

Regia: Domenico Gambino

Attori: Leda Gloria - Sonya Harkaneck, Dria Paola - Anna, Vanna Martines - Margherita, Nando Tamberlani - Prof. Ambrus, Nerio Bernardi - Dr. Rosenberg, Ennio Cerlesi - Andrea Szabo, Pia De Dodes - Una Entraineuse, Umberto Silvestri, Nico Pepe - Panik, Amina Pirani Maggi - Signora Simmons, Gildo Bocci - Serg. Mack, Loris Gizzi - Isp. Jackmil, G. Vitale De Stefano - Jean, Mario Maresca - Gerard, Luisa Ventura, Ucci Pirri, Marichetta Stoppa - Josette, Lauro Gazzolo - Ispettore Di Polizia, Silvio Bagolini - Tony, Alfredo Martinelli - Sig. Roney

Sceneggiatura: Oreste Gasperini

Fotografia: Edoardo Lamberti

Musiche: P. Di Fabio

Scenografia: Arrigo Equini, Vincenzo Pantano

Durata: 77

Tratto da: ROMANZO OMONIMO DI LUIS VELTER

Produzione: STELLA SEYTA

Distribuzione: REX

NOTE
MUSICA DIRETTA DA ALBERTO PAOLETTI
CRITICA
"La Pantera nera" è l'insegna di un locale notturno di Budapest, dal quale si dipartono e al quale fanno ritorno alla fine le fila di questo dramma spionistico-poliziesco (...). Se noi avessimo già visto quei ceffi un paio di milioni di volte, se non avessimo già ammirato quei loro sinistri sorrisi che nascondono propositi nauseabondi e il sarcasmo raccapricciante e l'ironia satanica, se tutte queste cose non ci fossero state servite un paio di milioni di volte, avrebbe potuto emozionarci, forse... (...)". (S. De Feo, "Il messaggero" 19/5/1942)