Piccole bugie tra amici

Les petits mouchoirs

3/5
Il grande freddo di Canet semina menzogne e raccoglie verità. Formidabile la prova d'attori

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FRANCIA 2010
Cap Ferret. Un gruppo di amici parigini si ritrova per la consueta estate da passare nella grande casa sul mare. Ognuno, però, si è portato dietro i propri stress e il dolore per la mancanza di uno di loro, rimasto solo a Parigi in ospedale dopo un gravissimo incidente.
SCHEDA FILM

Regia: Guillaume Canet

Attori: François Cluzet - Max Cantara, Marion Cotillard - Marie, Benoît Magimel - Vincent Ribaud, Gilles Lellouche - Éric, Laurent Lafitte - Antoine, Jean Dujardin - Ludo, Valérie Bonneton - Véronique Cantara, Pascale Arbillot - Isabelle Ribaud, Anne Marivin - Juliette, Louise Monot - Léa, Hocine Mérabet - Nassim, Joël Dupuch - Jean-Louis, Matthieu Chedid - Raphaël, Maxim Nucci - Franck, Néo Broca - Elliot

Sceneggiatura: Guillaume Canet

Fotografia: Christophe Offenstein

Montaggio: Herve Deluze

Scenografia: Philippe Chiffre

Arredamento: Ariane Audouard

Costumi: Carine Sarfati

Suono: Jean Goudier, Jean-Paul Hurier, Marc Doisne

Altri titoli:

Little White Lies

Durata: 154

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Produzione: LES PRODUCTIONS DU TRÉSOR, EUROPA CORP., CANEO FILMS, M6 FILMS

Distribuzione: LUCKY RED (2012)

Data uscita: 2012-04-06

TRAILER
NOTE
- FUORI CONCORSO ALLA V EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2010).
CRITICA
"L'attore francese Guillaume Canet, qui al suo terzo film da regista, ha messo in campo con 'Piccole bugie tra amici' l'evidente ambizione di realizzare qualcosa che avesse un respiro di bilancio generazionale: in relazione alla propria generazione, quella di chi è vicino ai quarant'anni. E dunque, poiché al di là di un pluri-frequentato stereotipo narrativo quello resta il più noto e fortunato punto di riferimento, ha messo in campo l'ambizione e l'intenzione di rifare 'Il grande freddo'. (...) Ma a parte la distanza di tempo e blocco generazionale, di nazionalità e di lingua e di interpreti, la differenza tocca il vivo di due universi di valori e simboli di riferimento. Questo più di tutto, appunto, fa la differenza tra l'originale e la copia. Allora e lì c'erano sullo sfondo il trauma del Vietnam e la droga passata da compagna ideologica delle illusioni giovanili ad arma letale di autolesionistica dipendenza; e naturalmente c'erano anche tutte le possibili variazioni sulle pene d'amore: delusioni, fallimenti e rimpianti, decisamente più che successi e felici approdi. Qui e ora che cosa rimane? L'amico-catalizzatore (di ciò che accade dopo ma, capiamo, lo era anche prima: era lui il nucleo intorno al quale il gruppo ruotava) apre il film uscendo all'alba da una festa i cui eccessi paiono più disperati che allegri (...)." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 6 aprile 2012)

"Un gruppo di amiconi riuniti per un periodo di tempo sospeso e concentrato, una disgrazia che pende sulle loro teste come la spada di Damocle. E un susseguirsi di piccoli (auto) inganni e mezze verità nelle quali ognuno suo malgrado si mette a nudo. Porgendo, discretamente, uno specchio agli spettatori. E' la vecchia formula del 'Grande freddo' di Kasdan, e come tutte le vecchie formule funziona ancora benone. Tanto che 'Piccole bugie tra amici' in Francia ha avuto 6 milioni di spettatori, malgrado il coro di stroncature e distinguo intonato da una critica troppo ansiosa di smarcarsi dal gruppo di divi d'oltralpe messi in scena dal divo Canet (qui alla terza regia), per non insospettire. E' vero, non è facile identificarsi con i poco magnifici 7 (più uno) di Canet, perché non rappresentano niente: ma proprio qui sta l'interesse del film. Raccontare una generazione (un mondo?) che non si definisce più in senso sociale o ideale, ma per lo stile di vita, come dire, da consumisti consapevoli." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 6 aprile 2012)

"Le piccole bugie sono quelle che si dicono a se stessi, e di conseguenza agli altri, magari per auto compatimento o sopravvivenza. Menzogne in apparenza inoffensive, che alla lunga incidono sulle scelte esistenziali e mistificano i rapporti affettivi. (...) Spaccato di una generazione di quarantenni immaturi e ispirato al regista da una depressione, il film ha un finale troppo convenzionale e assolutorio, e tuttavia cattura lo spettatore per la verità dei particolari, per la capacità di sintonizzarsi sul flusso naturale delle cose e per l'affettuosa caratterizzazione di personaggi che, grazie all'ottimo concertato degli interpreti, si fanno amare proprio in virtù delle loro umane debolezze." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 6 aprile 2012)

"Che peccato. Una commedia francese, con ottimi attori, che miscela piuttosto bene malinconia e umorismo, ma la tira troppo in lungo (due ore e mezzo!) e si squaglia nel finale melenso. (...) Chiacchiere, flirt e litigi si sopportano, la retorica cosparsa di lacrime no." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 6 aprile 2012)

"Figo essere Guillaume Canet: bello, bravo (dietro e davanti la macchina da presa) e con una dea (Marion Cotillard) per compagna. Già caso in patria, il suo terzo film da regista 'Piccole bugie tra amici', segnala l'attuale, siderale distanza tra il cinema francese e il nostro e, nello specifico, tra il suo ensemble generazionale e quelli di Gabriele Muccino: un amico in terapia intensiva a Parigi, gli altri al mare, a raccontarsi balle che sanno di verità, per un nuovo 'Grande freddo' sciolto al sole di Cape Ferret, ma senza liquidare l'eredità di Kasdan e le geometrie relazionali di Truffaut e Cassavetes. Una ninfomane senza amore, un uomo di successo ma piccino, un omosessuale egocentrico, un padre di famiglia tentato, un avventuriero senza onore: è un mucchio poco selvaggio, molto triste, straordinariamente assortito, che chiede alla Cotillard e al Dujardin di 'The Artist', a François Cluzet ('Quasi amici') e Benoît Magimel di giocare tra arte e vita, realtà e finzione. Ce la fanno, eccome, gettando la maschera e specchiando meschinità e sincerità, precarietà ed egotismo. Piccole bugie, dunque, e grandi verità: Canet non fa la morale, ma un vecchio cinema che sa di nuovo." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 5 aprile 2012)