La Orca

ITALIA 1976
Una banda di sprovveduti sequestratori cattura una ricca studentessa. I delinquenti sono Gino, giocatore di biliardo a duecentomila per partita; Paolo, meccanico e contrabbandiere di sigarette nonché amante della moglie di Gino; Michele, pescatore calabrese immigrato da poche settimane nel nord. La ragazza, Alice è custodita in un casolare, guardata a vista da Michele, stordita con sedativi, ha nella borsetta una copia del romanzo "Horcynus Orca" di Stefano d'Arrigo. Lasciato solo e a stretto contatto, Michele aiuta Alice nelle necessità fisiologiche, le fa il bagno, la piega alla propria sensualità rozza e romantica. Alice sfrutta la situazione e schiavizza il giovanotto mentre il riscatto tarda ad arrivare. Arriva invece la polizia che, arrestati Paolo e Gino, circonda il casolare. Terrorizzato, Michele consegna la pistola alla ragazza che lo uccide senza necessità, coprendolo di insulti. Michele spira esalando parole d'amore, un poliziotto si assume la responsabilità e l'onore dello sparo, Alice torna serena in famiglia.
SCHEDA FILM

Regia: Eriprando Visconti

Attori: Michele Placido - Michele, Rena Niehaus - Alice, Flavio Bucci - Gino, Bruno Corazzari - Paolo, Gabriele Ferzetti - Valerio, Miguel Bosé - Humberto, Carmen Scarpitta - Irene, Piero Faggioni - Lucio Garbi, Otello Toso, Jacopo Tecchio, Piero Palermini

Soggetto: Eriprando Visconti

Sceneggiatura: Eriprando Visconti, Lisa Morpurgo, Roberto Gandus

Fotografia: Blasco Giurato

Musiche: Federico Monti Arduini

Montaggio: Franco Arcalli

Scenografia: Francesco Vanorio

Costumi: Clelia Gonsales

Aiuto regia: Fiorella Infascelli, Maria Teresa Girosi

Durata: 90

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: TECHNOSPES

Produzione: MARCELLO D'AMICO PER SERENA FILM '75

Distribuzione: STEFANO

NOTE
- LA REVISIONE MINISTERIALE DELL'OTT./DIC. 2006 HA ABBASSATO IL DIVIETO AI MINORI DI 18 ANNI A 14.
CRITICA
"Eriprando Visconti ha avuto ragione di trascurare i luoghi comuni del film d'azione e di puntare sulle tensioni psicologiche. Dotato com'è di discrete qualità narrative, ha raccolto nei due ritratti il nodo d'una misoginia che si colora di condanna politica e di una pietà in cui si esprime un plausibile giudizio storico." (Giovanni Grazzini - Cinema '76).

"Apologo sociale, anzi classista, il film indugia sulla descrizione dello squallore e della inettitudine dei tre furfanti, accennando appena i mandanti d'alto bordo, cinici, spietati e pronti a squagliarsela lasciando nelle peste i tre poveracci. Ma indugia soprattutto sull'intrico di sensazioni e sentimenti fra Michele e Alice, ascrivendosi a merito una buona ambientazione e a gravissimo demerito le sequenze della più turpe sensualità che hanno motivato un momentaneo (come al solito) sequestro da parte del Ministero. Sul tutto finisce con il dominare la noia." ("Segnalazioni cinematografiche, vol 81, 1976)