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100autori, AFIC, AGICI, AIDAC, AIR3, ANAC, APA, CNA, Doc/it, WGI: “Mantenere invariato il Fondo Cinema e Audiovisivo nei suoi stanziamenti complessivi”
“Rivolgiamo un accorato appello al Presidente della Repubblica, al Governo e Parlamento affinché il Fondo Cinema e Audiovisivo resti invariato nei suoi stanziamenti complessivi, evitando ulteriori tagli che metterebbero a rischio migliaia di posti di lavoro e un comparto strategico per l’economia e l’immagine del Paese, oltre a limitare le storie che hanno immaginato e scritto gli autori e le autrici italiane e che erano state a loro commissionate” – così le associazioni 100autori, AFIC, AGICI, AIDAC, AIR3, ANAC, APA, CNA, Doc/it, WGI.
“Questa ipotesi di taglio farebbe perdere il lavoro a persone, donne e uomini: scenografi, costumisti, sarti, attrezzisti, elettricisti, autisti, sceneggiatori, autori, attori e tutte le professionalità del settore". "Il provvedimento che prevede gravissimi tagli e misure restrittive comporterebbe il collasso del settore e dei livelli occupazionali e interromperebbe il dialogo con il pubblico che stava ripartendo grazie agli ultimi successi del cinema e dell’audiovisivo italiano. Ricordiamo, tra l’altro, che il sistema trova copertura economica dal pagamento delle imposte da parte delle imprese del settore, come previsto dall’art. 13 della Legge 220/2016”.
“Il comparto audiovisivo italiano - ricordano le associazioni - sostiene oggi oltre 124.000 posti di lavoro tra produzione, distribuzione in sala e all’estero, tecnici, maestranze e servizi alle imprese. Ridurre le risorse significherebbe compromettere la filiera, favorendo delocalizzazione delle produzioni e perdita di competenze qualificate”.
“Tra l’altro nel resto del mondo, a differenza nostra, gli altri Paesi stanno potenziando i loro incentivi dedicati al settore ed un ridimensionamento del sistema italiano significherebbe perdere competitività. Già in queste ore, dopo la diffusione della notizia, ci sono segnali di disimpegno da parte dei partner internazionali, oltre ad aver messo in allerta il sistema bancario che potrebbe mettere in discussione il sostegno sinora concesso al settore”.
“Il nostro settore è un’eccellenza nel mondo ed è giusto che venga considerato quel che è: un sistema solido che genera occupazione e reputazione per il Paese. Chiediamo, quindi, al Governo di eliminare la proposta di taglio prevista nella bozza di legge di bilancio, rendendoci disponibili immediatamente per avviare un percorso unitario di riforma”.
Anica: “Taglio sarebbe un disastro annunciato”
“Il colpo di scure al Tax Credit sarebbe un disastro annunciato: metterebbe in ginocchio imprese e lavoratori, cancellando anni di crescita e credibilità internazionale. Gli effetti sarebbero immediati: le produzioni del 2026 salterebbero, quelle del 2027 verrebbero rinviate o abbandonate, paralizzando la produzione italiana e spezzando una filiera di tecnici, artigiani, innovatori e professionisti di altissimo livello. Il danno colpirebbe tutta la catena del valore: la produzione in primis, poi l’intera filiera della distribuzione e dell’esercizio, che ha bisogno del prodotto italiano che pesa per quasi il 30% sul box office, le industrie tecniche ed i fornitori di servizi, dagli effetti digitali al doppiaggio, i fornitori di servizi VOD che hanno investito molto in questi anni in Italia, Rai, Mediaset e Sky, per i film e le serie che realizzano, l’industria dell’animazione che impiega migliaia di giovani talenti, gli esportatori di film e serie che rischiano di trovarsi senza prodotto. Oltre a questo l’impatto negativo sul racconto del paese all’Italia e all’estero e indirettamente sul turismo, che negli ultimi anni è stato molto valorizzato dall’immaginario audiovisivo. Sarebbe una reazione a catena dai danni incalcolabili, economici e culturali: meno film, serie, documentari, animazione italiani, meno lavoro, meno futuro. Tagliare i Tax Credit significa ridimensionare la capacità dell’Italia di attrarre investimenti internazionali e produrre valore, cultura e occupazione. Per questo chiediamo un confronto urgente con i ministri Giorgetti e Giuli: non c’è tempo da perdere”. Lo afferma in una nota l’Anica, Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali.
FABIA BETTINI E GIANLUCA GIANNELLI (ALICE NELLA CITTÀ): “CONFRONTO SERIO E CONDIVISO”
“Proprio in questi giorni, quando è in corso la ventitreesima edizione del festival Alice nella città e siamo circondati dall’energia e dall’entusiasmo di tantissimi giovani che vivono il cinema come un luogo di incontro, confronto, dialogo e crescita, apprendere dell’ipotesi di un taglio al Fondo Cinema e Audiovisivo ci amareggia profondamente e preoccupa”, dichiarano i direttori artistici Fabia Bettini e Gianluca Giannelli.
“In un momento storico in cui il cinema italiano sta sperimentando sempre più forme, linguaggi e prospettive creative, sostenere l’audiovisivo vuol dire sostenere il futuro del nostro Paese e la sua identità culturale, ridurre le risorse significa invece interrompere un percorso di crescita ed evoluzione che il nostro settore ha faticosamente intrapreso negli ultimi anni. Un taglio al Fondo è una decisione che comporterebbe conseguenze drammatiche non solo a livello culturale ma anche sul lavoro e la vita di migliaia di persone e lavoratori e sull’intera filiera produttiva. Per questo motivo ci uniamo con convinzione all’appello delle associazioni 100autori, AFIC, AGICI, AIDAC, AIR3, ANAC, APA, CNA, Doc/it, WGI rivolto al Presidente della Repubblica, al Governo e al Parlamento affinché il Fondo Cinema e Audiovisivo resti invariato nei suoi stanziamenti”, aggiungono.
“Da oltre vent’anni Alice nella città lavora al fianco dei giovani e di tanti ragazzi, credendo nel potere delle storie e dell’immaginazione come strumenti di educazione e formazione civile. Vederli crescere grazie al cinema ci ricorda quotidianamente quanto questo linguaggio sia vitale per costruire il futuro. Per tutte queste ragioni chiediamo e auspichiamo che venga subito attivato un tavolo di confronto serio e condiviso che guardi al domani senza compromettere il presente”, concludono Bettini e Giannelli.