L’arrivo dell’estate, degli eventi live, ma anche delle finali delle Coppe europee, dei Festival canori internazionali, dei campionati di atletica confermano ancora una volta l’importanza e – in un certo senso – perfino la “ricchezza” delle possibilità offerte dai Social Media. Opportunità dovute alla tecnologia ed alla sua diffusione a macchia d’olio che consentono una forma di partecipazione diretta e diversa, sebbene generalmente irrilevante, a questi piccoli e grandi momenti della Storia dell’umanità.

Nel bene o nel male: l’agorà del nostro “salotto virtuale” si amplia a dismisura, facendoci sentire parte di quell’evento, ma anche – spesso – aiutandoci a capire quello che il commento televisivo e perfino in presenza non riusciamo in fondo del tutto a cogliere. Il cosiddetto live tweeting che riguarda le dirette, ovvero la sequela di commenti, osservazioni, battute su un determinato evento in corso, inviati, soprattutto, attraverso Twitter e la sua non semplicissima immediatezza, costituiscono da anni un osservatorio interessante per capire e approfondire dei fenomeni che sono intorno a noi e che così possono essere declinati in maniera nuova e decisamente inedita.

La recente incoronazione di Re Carlo III di Inghilterra, infatti, è stata la prima del suo genere a sottostare ad una lente di ingrandimento talmente vasta e precisa, dove ogni dettaglio, ogni minuzia e ogni protagonista è stato visto, analizzato e commentato in maniera talora intelligente, altre inevitabilmente volgare e demenziale, ma anche – bisogna riconoscerlo – molto divertente.

Il “piccolo principe” Louis, per esempio, è diventato una sorta di “meme immediato” con le sue faccette, le sue mosse e le sue battute fuori luogo da bambino abbastanza “normale” che si annoia mortalmente in una cerimonia in pompa magna con al suo epicentro la propria disfunzionale famiglia. Da notare che molti esperti della lettura delle labbra hanno offerto al pubblico mondiale in diretta la traduzione di quanto veniva “detto” in alcuni momenti chiave e che, però, non si sarebbe potuto altrimenti ascoltare o capire.

Prince Harry and Meghan, The Duke and Duchess of Sussex. Courtesy of Prince Harry and Meghan, The Duke and Duchess of Sussex.
Prince Harry and Meghan, The Duke and Duchess of Sussex. Courtesy of Prince Harry and Meghan, The Duke and Duchess of Sussex.

Prince Harry and Meghan, The Duke and Duchess of Sussex. Courtesy of Prince Harry and Meghan, The Duke and Duchess of Sussex.

Informazioni forse inutili, ma certamente non meno interessanti a comprendere meglio la situazione e il carattere dei protagonisti con la scoperta del fatto che – oggi – qualsiasi cosa si dica davanti ad una telecamera vicina o lontana, verrà usata (anche se non sentita, ma letta) contro di chi l’ha pronunciata.

Come nel caso del Re che da dietro i vetri della carrozza reale ha avuto un singolare moto di stizza e di insofferenza nei confronti dei ritardi degli altri membri della famiglia, o in quello della Principessa di Galles che rimbrotta il figlio in maniera gentile e probabilmente consapevole del fatto che non è il caso di arrabbiarsi troppo davanti un pubblico di miliardi di persone per l’impertinenza e l’insofferenza di un bambino che altri genitori, meno eleganti, e certamente non sotto l’occhio dei media avrebbero sgridato in maniera così selvaggia da finire sulla blacklist degli istituti montessoriani.

Come se non bastasse, poi, molti utenti buontemponi si sono messi a ridoppiare, pressoché in diretta, l’evento: ed è così che Carlo e Camilla parlano su alcuni Social con accento marchigiano, umbro, napoletano e siciliano scambiandosi battute di dubbio gusto. Giusto per non fare mancarci niente e per fare in modo che – in Italia – il passo dal trionfo alla sagra sia sempre in agguato.

Certo, i commenti di una cerimonia fuori da questa epoca e francamente più buffa che elegante si sono “sprecati” non senza una certa concretezza quando John Cleese, uno dei fondatori storici del gruppo comico britannico Monthy Python ha detto di avere riso nell’osservare scene che sembravano, piuttosto, tratte dai loro film: ma non si tratta solo di questo. Il business della Corona inglese afferma, evidentemente, sé stesso e prende vigore dalla tempesta digitale che si abbatte su di esso.

Nonostante le critiche, nonostante i disegni, i messaggi, le invocazioni e le imprecazioni riguardanti i danni dell’ex Impero britannico legati al colonialismo, allo sfruttamento indiscriminato di risorse e allo stato di distruzione che vivono molti degli ex territori come – su tutti – il Sudan e la sua guerra che deriva fortemente dai danni del malgoverno. L’attenzione digitale alza il prezzo della monarchia pur abbassandone significativamente il valore e rinforzando concretamente i sentimenti repubblicani intorno al mondo.

La Storia twitta alla porta di Buckingham Palace, del Castello di Windsor e dell’Abbazia di Westminster? Forse, sicuramente, è molto presto per dirlo, ma certamente una cosa è evidente: persone che non avrebbero mai potuto (e voluto…) essere a Londra per questo storico momento della monarchia britannica, sono state comunque testimone di esso attraverso i Social Media che li hanno messo in comunicazione con una platea certamente molto più grande di quella che avrebbero mai potuto raggiungere altrimenti.

Prince Harry and Meghan, The Duke and Duchess of Sussex. Courtesy of Prince Harry and Meghan, The Duke and Duchess of Sussex.
Prince Harry and Meghan, The Duke and Duchess of Sussex. Courtesy of Prince Harry and Meghan, The Duke and Duchess of Sussex.

Prince Harry and Meghan, The Duke and Duchess of Sussex. Courtesy of Prince Harry and Meghan, The Duke and Duchess of Sussex.

Un paradosso dove tra scettri che sembrano usciti dal Trono di Spade, stole di ermellino e paggetti degni della corte degli Elfi, la Storia si materializzi attraverso chi “ricorda” o prova a farlo della grave situazione della Gran Bretagna post Brexit, con un PIL previsto inferiore a quello della Russia di Putin con tutte le sanzioni del caso, con la sanità in crisi, le scuole materne e gli asili che chiudono o in chiusura. “Che mangino brioche!” la risposta? Forse non esattamente, ma certo il concerto pubblico serale con droni evoluti e stelle di serie B a cantare dal palco è la degna triste chiusura di una maratona digitale dove oltre ad un Re, alla fine, c’è una serie di tweet divertenti come quello che commentando l’orribile cappello con antiquato pennacchio di Anne sorella di Re Carlo, osserva “La principessa è pronta a sconfiggere Napoleone, qualora se ne presenti la necessità”.

Spiritosaggini e humour anglosassone di un mondo vastissimo che oggi partecipa agli eventi ovunque si trovi. E questo vale per tutti i momenti live: l’Eurovision, su tutti, è proprio tramite il live tweeting che definisce una sua natura ‘europea’ ed identitaria. Al di là di chi vince: i commenti, le battute, gli apprezzamenti e le prese in giro fanno di quest’altro evento un momento globale che metti gli Europei tutti quanti insieme, una volta tanto, non dinanzi a guerre, tasse, direttive e populismi vari, ma di fronte ad una competizione canora dove il kitsch e la scarsezza di certe canzoni costituiscono una caratteristica attesa e non un difetto.

Tra Re e Regine veri o reginette della musica, le vere Star, però, restano gli sportivi che grazie ai Social oltre ad incrementare significativamente il loro spesso già ingente patrimonio, riescono ad alimentare tifoserie contrapposte come nel caso dei grandi appuntamenti di Tennis dagli Internazionali d’Italia al Roland Garros fino ad arrivare, ovviamente, al Torneo di Wimbledon.

“Momenti di gloria” – è proprio il caso di scriverlo – in cui “le voci” dei supporter arrivano su campi dove secondo il regolamento deve regnare il silenzio per lasciare la concentrazione ai tennisti. Ma se l’elemento psicologico non è così meno rilevante di quello fisico è chiaro che quanto succede fuori dal campo può avere delle conseguenze significative su quanto, invece, accade durante un match.

Melissa Satta e Matteo Berrettini (Webphoto)
Melissa Satta e Matteo Berrettini (Webphoto)

Melissa Satta e Matteo Berrettini (Webphoto)

Il caso, ma è ovviamente legato al gossip, è quello dell’italiano Matteo Berrettini e della showgirl Melissa Satta il cui legame è stato preso di mira verosimilmente per invidia, ma soprattutto per il mancato rendimento dello sportivo attribuito alle ‘fatiche’ della relazione con l’avvenente e più adulta conduttrice televisiva. Scemenze, ovviamente, che – certo – non aiutano le perfomance sul campo del giovane tennista.

Qualcuno potrà obiettare che il pettegolezzo esiste da sempre e fin dai tempi della relazione complicata tra Bjorn Borg e Loredana Bertè, le cronache rosa legate al tennis siano finite sotto l’occhio impietoso dei riflettori. I pettegolezzi di carta non erano meno feroci di quelli digitali, il problema è che questi ultimi sono più immediati e globali, nonché non temono di passare da una (mala) lingua all’altra pur di colpire il proprio bersaglio.

Atteggiamenti che normalmente non fanno piacere e che durante un torneo possono avere conseguenze, ovviamente, dannose per l’interessato che, però, e questo ci rincuora potrà “consolarsi” al fianco di una bella donna (e viceversa). Cosa che purtroppo non è vera per la maggior degli invidiosi che scriveranno male… una legge del contrappasso digitale che colpisce tanti leoni da tastiera.