«Come tutti sapete, a Lars von Trier è stato diagnosticato il morbo di Parkinson. Ho avuto modo di incontrarlo la scorsa settimana e, nonostante le circostanze, devo dire che era di ottimo umore». Con queste parole Louise Vesth, produttrice di Zentropa, apre la conferenza stampa al Festival del Cinema Europeo di Lecce – diretto da Alberto La Monica – in occasione dell’omaggio, curato da Massimo Causo, dedicato al regista danese.

Vesth annuncia i nuovi progetti del cineasta e legge un suo messaggio. «Lars sta lavorando al suo ultimo progetto, After. Non è più impegnato per l’intera giornata come accadeva in passato, ma posso dire con certezza che si tratta di un lavoro in continua evoluzione – prosegue Vesth –. Stiamo inoltre pensando a un progetto monumentale, perché Lars desidera mettere a disposizione del pubblico tutto il bagaglio di conoscenze e prospettive che ha accumulato in anni di lavoro. Si tratta di un’impresa imponente, una sorta di enciclopedia del cinema e dell’arte composta da 100 episodi, nella quale Lars von Trier riverserà tutto il suo sapere, includendo materiali d’archivio e molto altro, per offrire una comprensione profonda e autentica del suo universo creativo».

La produttrice sottolinea poi il metodo di lavoro del regista: «Collaborare con Lars è molto semplice. Non teme le regole né i limiti di budget: trova sempre strade alternative per superare ogni ostacolo. Allo stesso tempo è un autore che sa esattamente ciò che vuole. Nessun produttore al mondo dovrebbe dirgli cosa fare; il mio ruolo è camminare un passo avanti a lui, rimuovendo vincoli e difficoltà, così che possa avere la piena libertà artistica e politica che desidera».

Lars von Trier
Lars von Trier

Lars von Trier

Al termine della conferenza, Vesth legge il messaggio inviato da Lars von Trier: «Vorrei innanzitutto ringraziare il Festival del Cinema Europeo di Lecce per questo premio. Significa molto per me: dimostra che i miei film continuano a raggiungere un pubblico ampio. Da giovane ho frequentato l’università e le scuole di cinema, ho visto moltissimi film, ma a un certo punto ho deciso che dovevo smettere di guardare opere recenti. I film del passato andavano bene, ma da una certa data in poi – difficile da definire con precisione – ho scelto di non vedere più le produzioni nuove. Ho spiegato questa scelta ricorrendo alla metafora dell’isola. Immaginate un esploratore incaricato di mappare un’isola: il suo compito è attraversarla seguendo una linea retta, per esempio verso Nord-Est. La precisione è fondamentale per raggiungere l’obiettivo. I dati diventerebbero inutili, perfino dannosi, se l’esploratore deviasse dal percorso perché attratto da qualcosa che vede in un’altra direzione, magari a Sud-Ovest. Allo stesso modo, come uno chef che deve preservare il proprio senso del gusto, ho cercato di non guardare film nuovi per non lasciarmi influenzare. Devo ammettere, però, che a volte ho peccato: qualcuno l’ho visto. Ma il motivo per cui evito di farlo è il timore di essere troppo stimolato da idee che non appartengono al mio percorso. Ho mantenuto comunque una certa disciplina. Ricevere oggi questo premio mi rende felice, perché mi dà la speranza di non aver completamente fallito nel mio lungo viaggio. Grazie mille, Lars».

L’omaggio a Lars von Trier del Festival, comprende una retrospettiva dei suoi film più rappresentativi, e la consegna dell’Ulivo d’Oro alla Carriera, riconoscimento riservato ai maestri che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del cinema. Sono dieci i titoli presentati, dagli esordi fino alle opere più recenti: L’elemento del crimine (1984), Epidemic (1987), Europa (1991), Le onde del destino (1996), Dancer in the Dark (2000), Dogville (2003), Melancholia (2011), Nymphomaniac: Vol. I e II (2013) e La casa di Jack (2018). Il Festival del Cinema Europeo celebra, così, un autore che ha saputo ridefinire il linguaggio cinematografico europeo, esplorando con radicalità e visione i limiti dell’animo umano e della rappresentazione filmica.