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Emily Watson in Le onde del destino
Melodramma erotico che mescola passione e dogmatismo religioso, etica e sessualità, attribuendo all’amore carnale e al sacrificio di sé una forza terapeutica, salvifica, miracolosa, Breaking the Waves (Rompere le onde, andare controcorrente) introduce un forte mutamento nell’opera del geniale Lars von Trier, regista danese quarantenne già autore di Element of Crime (1984), Epidemic (1987), Europa Europa (1991), The Kingdom (1994).
Un mutamento di stile: girando (sull’isola di Skye al largo della costa di Scozia) in cinemascope, con la macchina manovrata da Robby Müller, ricorrendo all’elettronica e a tecniche numeriche, von Trier crea un mondo inesistente, ammirevole, affascinante.
Un mutamento di temi: in una piccola comunità bigotta dove la religione legata alla tradizione calvinista ha caratteri di austerità punitiva, una ragazza semplice s’innamora d’un operaio straniero che lavora su una piattaforma petrolifera, lo sposa, gli resta accanto quando per un incidente rimane paralizzato, gli obbedisce quando lui le chiede di andare con altri uomini e di raccontargli gli incontri “per mantenermi in vita”:
La ragazza è “naturalmente buona”, istintivamente sostituisce a una religione oppressiva e repressiva impraticabile una religiosità individuale severa ma fiduciosa e comprensiva, dialoga direttamente con Dio prestandogli la propria voce (è un’idea che il regista dice d’aver avuto ricordando i dialoghi di Don Camillo). Per il marito di lei la bontà “è un dovere, un Vangelo d’amore”.


Stellan Skarsgård e Emily Watson in Le onde del destino
Deciso a raccontare la storia di una ragazza “troppo pura, troppo ingenua per la religione in cui è cresciuta”, von Trier disponeva di scarsa esperienza personale: suo padre era comunista, sua madre socialista, dalla sua casa natale la religione era bandita, lui s’è convertito al cattolicesimo sposando una donna cattolica e s’è fatto battezzare insieme con la sua prima figlia sette anni fa, nonostante lo shock provocatogli dalla scoperta che la dottrina cattolica prevede l’Inferno (adesso la sua situazione è confusa, dopo che s’è innamorato della governante delle figlie e ha lasciato la moglie). Disponeva invece di esperienza cinematografica, in particolare del ricordo di Ordet di Carl Drever, “film su un miracolo in una religione che non accetta i miracoli”.
Ma naturalmente l’ideologia o il pensiero di un autore non sono mai criticamente discutibili, quel che importa rimane il suo risultato, il suo film; e Breaking the Waves, recitato con perfezione dalla debuttante Emily Watson, dallo svedese Stellan Skarsgard, da Katrin Cartlidge, è bellissimo.
Questa recensione è stata pubblicata sulla Rivista del Cinematografo di luglio-agosto 1996.