Non ha nemmeno cinquant’anni, Julie Andrews, quando in S.O.B. si straccia il vestito e resta con il seno all’aria. Quel film – uno dei tanti film anarchici che, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, si interroga sul senso della fine, sulla morte della Hollywood classica e sulla lacerazione dell’immaginario – è una commedia sovversiva e wilderiana diretta da Blake Edwards, il marito di Dame Julie Andrews, che oggi scintilla nei suoi splendidi novant’anni. Tra i vari colpi di genio della sua carriera, Edwards ebbe pure quello di ripensare continuamente l’immagine della consorte, non solo una delle più grandi attrici del Novecento ma soprattutto un’icona capace di incastonarsi nell’immaginario grazie a un personaggio amato da generazioni di spettatori.

Parliamo ovviamente di Mary Poppins, ruolo che in S.O.B. è esplicitamente citato: Andrews interpreta Sally Miles, star del cinema per famiglie che incappa nel primo fiasco al botteghino della carriera, un musical per bambini prodotto dal marito. E così, nel tentativo di salvare il film, in un momento di disperazione, il produttore rimonta e rigira alcune scene così da trasformare quel titolo family in un musical erotico, solleticando i pruriti del bravo pubblico perbenista desideroso di vedere il seno di Mary Poppins. È la chiave di tutto: il seno di Mary Poppins.

Non è un caso che S.O.B. sia amato soprattutto da chi ama il cinema, un film spudorato e metatestuale in cui regista e attrice lavorano insieme per omaggiare l’icona culturale attraverso uno shock culturale che consiste nello svelamento del suo corpo e nella rivendicazione del desiderio. In fondo è un concetto che serpeggia anche nella scelta di prestare la sua voce limpida e sublime a Lady Whistledown, la narratrice anonima (almeno fino a un certo punto) che accompagna e commenta gli eventi di Bridgerton, una serie che non può che giovare dell’atteggiamento caloroso e dell’adorabile sprezzatura di questa attrice tanto celestiale quanto sensuale.

JULIE ANDREWS in Mary Poppins Filmstill - Editorial Use Only Ref: FB sales@capitalpictures.com www.capitalpictures.com Supplied by Capital Pictures
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JULIE ANDREWS in Mary Poppins Filmstill - Editorial Use Only Ref: FB sales@capitalpictures.com www.capitalpictures.com Supplied by Capital Pictures (Supplied by Capital Pictures)

Quello tra l’inglese Andrews e l’americano Edwards non è solo un amore durato quattro decenni (che, comunque, ad avercene) ma un sodalizio artistico che non ha niente da invidiare ad altri più celebrati. Lei, leggenda vivente, dagli anni Settanta in poi si concede poco al grande schermo e, se lo fa, preferisce farsi dirigere da lui.

Che, proprio un anno dopo S.O.B., le regala un altro ruolo leggendario, speculare a quello di Mary Poppins: Victoria, una morta di fame dalla portentosa voce il cui talento non è riconosciuto dagli impresari, che accetta la proposta di un collega per fingersi un uomo, il conte Victor, che a sua volta si finge donna sul palcoscenico. Victor/Victoria è un remake di un film tedesco del 1933, ma è soprattutto una delle più abbaglianti, scoppiettanti, ironiche commedie di tutto il cinema americano, un’occasione d’oro per Andrews che qui ribadisce l’evidenza: pochi, pochissimi, come lei sanno fare tutto (dove per tutto s’intende recitare, cantare, ballare).

E non solo S.O.B. e Victor/Victoria: il memorabile special televisivo The Julie Andrews Hour; la spia che si spaccia per chanteuse durante la Prima guerra mondiale in Operazione Crêpes Suzette, l’eroina romantica intellettualmente indipendente in Il seme del tamarindo, l’attrice (ancora) che riconquista il fidanzato attratto da una più giovane nel l’exploit commerciale di 10 in cui è, l’analista in I miei problemi con le donne, la moglie di Jack Lemmon che aspetta il responso di un esame medico nel riflessivo Così è la vita, la sfortunata sit-com Julie.

Julie Andrews in Tutti insieme appassionatamente
Julie Andrews in Tutti insieme appassionatamente

Julie Andrews in Tutti insieme appassionatamente

(Annex)

Forse nessuno come Edwards ha saputo esplorare i paesaggi interiori di quest’attrice. Anzi: sarebbe ingeneroso non ricordare Robert Stevenson, il regista caro alla Disney che l’ha battezza in quel capolavoro che resta Mary Poppins, uno degli esordi più clamorosi della storia del cinema dove è “praticamente perfetta sotto ogni aspetto”. Che le vale subito un Oscar, vinto nell’edizione in cui, all’inizio, tutti credevano che l’avrebbe spuntata Audrey Hepburn, protagonista di My Fair Lady: malgrado fosse la star del musical di Broadway, Andrews fu sostituita dalla collega più navigata, che, consapevole dell’abisso vocale con l’usignolo di Walton-on-Thames, scelse di farci doppiare nelle parti cantate, risultando così non eleggibile agli Oscar.

Il trionfo di Mary Poppins anticipa quello di Tutti insieme appassionatamente, l’intramontabile polpettone musical-familiar-bellico che è stato per anni il maggiore incasso di sempre. Toccherebbe rispolverare altri musical come Millie e Un giorno... di prima mattina, ributtare un occhio a bizzarrie come l’incontro con Alfred Hitchcock ne Il sipario strappato o all’oceanico Hawaii, ma nel giorno del suo compleanno ci piace ricordare la dolcissima dedica che gli fece Blake Edwards in occasione dell’Oscar alla carriera: “Ringrazio la bellissima ragazza inglese dall’incomparabile voce da soprano e il vocabolario promiscuo”.