Il numero di marzo della Rivista del Cinematografo vuole raccontare il femminile a partire da due fenomeni che hanno caratterizzato il 2023 in sala in Italia: Barbie di Greta Gerwig e C’è ancora domani di Paola Cortellesi. All’attrice romana, alla sua opera prima da regista, dedichiamo la copertina, inaugurando la collaborazione con la Nuova Accademia di Belle Arti NABA, che vedrà per tutto il 2024 gli studenti cimentarsi nella realizzazione della cover secondo il concept che qui esordisce. Una riflessione, quella sul femminile, che poniamo in occasione della Giornata internazionale della donna. Mentre vi lasciamo alla lettura degli approfondimenti vogliamo evidenziare una particolare mancanza: la storia e le vicende di una donna emblematica, riferimento per la vita di centinaia di milioni di persone nel mondo, Maria di Nazareth.

Una figura che nel cattolicesimo e nell’ortodossia rappresenta il principio femminile della fede, fronteggiando quel “maschile” che anche in campo religioso sembra predominare, non tanto per questioni teologiche ma per prassi consolidate. Il cinema ha saputo cogliere poco l’originalità della Madonna, a differenza di altre arti: si pensi ai capolavori di ogni tempo della pittura, della scultura, della poesia o della letteratura, giustamente “impressionati” dalle vicende straordinarie della sua maternità, del tragico e straziante destino di suo figlio, così come dai titoli che la teologia da due millenni le assegna quale “madre di Dio”, “madre dei credenti”, “madre della Chiesa”. Sorprende l’esiguità della filmografia a lei dedicata in modo specifico, mentre è raccontata soprattutto de relato, in occasione delle grandi narrazioni su Gesù Cristo, oppure per fatti successivi, relativi al culto mariano e alla devozione.

È il caso, ad esempio, di uno dei primi film a tema della storia del cinema: Bernadette, del 1943, diretto da Henry King, che narra la storia della veggente francese Bernadette Soubirous, testimone delle apparizioni della Vergine Maria a Lourdes. Nel Vangelo secondo Matteo, è Pier Paolo Pasolini (1964) a dare un drammatico volto alla Madonna (anziana) ai piedi della croce, affidando la parte alla sua stessa madre Susanna. Roberto Rossellini ne Il Messia (1975) usa suggestioni michelangiolesche per mostrare in modo memorabile la sua Madonna (l’attrice non professionista Mita Ungaro) nella scena della Pietà. In The Passion (2004) di Mel Gibson, tra i molteplici personaggi si staglia la Madonna, con l’indimenticabile volto di Maia Morgenstern, attrice rumena di origine ebraica.

E troviamo ruoli importanti per il personaggio di Maria anche nelle opere che raccontano la Natività di Cristo: Catherine Hardwicke con il suo Nativity (2006), adatta fedelmente i vangeli affidando il ruolo a Keisha Castle Hughes. Sulla stessa linea dei racconti dell’infanzia di Cristo due lavori italiani: Sacra Famiglia del 2006 (miniserie televisiva in cui Maria è Ana Caterina Morariu) e Per amore, solo per amore di Giovanni Veronesi (1993) che assegna la parte a Penélope Cruz. Tra le altre produzioni tv dove la Madonna ha un ruolo importante ma non è protagonista impossibile non citare Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli (1977) con il personaggio incarnato da Olivia Hussey. Attrice d’eccezione Jacqueline Bisset nello sceneggiato Jesus, di Roger Young (1999).

Rabeb Srairi in Io sono con te
Rabeb Srairi in Io sono con te

Rabeb Srairi in Io sono con te

(Abdel Belhadi)

Tornando al grande schermo, degno di nota il film americano Gesù del 1979, diretto da Peter Sykes e John Krish: un kolossal scritto attingendo dal Vangelo di Luca, è forse il più ricco in riferimenti alla Vergine Maria ed è stato visto da oltre un miliardo di spettatori. Ma i film in cui la Madre di Gesù è la protagonista? Pochi. Del 1950 è Mater Dei, scritto e diretto da Emilio Cordero con la consulenza religiosa di Giacomo Alberione, il fondatore della San Paolo Film. Un lavoro che ha il passo catechistico, il primo lungometraggio a colori realizzato in Italia. Conclude nel 1995 la sua lunghissima carriera artistica Jean Delannoy (Dio ha bisogno degli uomini) con Marie de Nazareth, “il compimento della mia carriera”. Mary, Mother of Jesus (1999) è un film per la tv USA di Kevin Connor e racconta la vita di Gesù (Christian Bale) attraverso gli occhi della madre (Pernilla August).

Il lavoro più rilevante in questa scarna filmografia è Io sono con te (2010) di Guido Chiesa, narrazione “laica” della vita quotidiana di Maria impegnata a crescere il figlio, secondo gli episodi evangelici dell’infanzia di Gesù. Full of Grace (2017) di Andrew Hyatt, è invece interessante per la visione teologica soggiacente: si dedica infatti agli ultimi anni della vita della Madonna, impegnata a sostenere la nascente Chiesa e a portare avanti, da discepola di suo figlio, la missione di Cristo. Tra i lavori televisivi una citazione per Maria di Nazaret (2012) di Giacomo Campiotti, la cui storia, secondo un artificio degli sceneggiatori, è raccontata intrecciata con quella di Maria Maddalena: la “piena di grazia” raccontata accanto alla donna redenta dalla passione di Cristo. Una trilogia, interessante nell’idea di fondo, è quella di Fabio Corsaro nel suo progetto Maryam of Tsyon: film low budget auto prodotti che seguono le vicende della madre di Cristo dopo la Resurrezione del figlio, attingendo al Vangelo di Giovanni, all'apocrifo dello pseudo-Matteo e alle visioni della mistica Anna Katharina Emmerick.

Papa Francesco, un anno fa (20 febbraio 2023) ricevendoci in udienza raccomandava a noi e agli artisti di “ridestare la meraviglia” e mostrare oggi il volto di Cristo. Una sfida che vale anche a proposito della narrazione che il cinema può fare della Madonna: non tanto per riproporre il ben noto dato evangelico ma per raccontare “parabole mariane” contemporanee, figure di donne che incarnino alcune caratteristiche della Madre di Cristo della cui profezia anche oggi sentiamo il bisogno: intelligenza, capacità di ascolto, fiducia, libertà, speranza anche nel dolore, carità, fede.