Alle Giornate Professionali di Sorrento, il vero convitato di pietra è Checco Zalone. È lui, con Buen Camino, a dominare la scena del listino Medusa 2026, e in fondo anche dell’intero evento. Dopo un preventivo imbustamento dei cellulari, vengono mostrati i primi minuti del film.

Zalone interpreta... Zalone. Un ricchissimo erede di un produttore di divani, che vive in una villa in Sardegna disseminata di piramidi e altre oscenità architettoniche, circondato da servitù filippina e da un piccolo harem di comfort e vizi. La scena iniziale è un rito della vestizione: le coperte sollevate, le pantofole cucite in oro con le iniziali, la collezione di vestaglie di seta tra cui scegliere. Il parrucchino beatlesiano in testa completa il quadro. Arriva una giornalista nordica per intervistare “il nuovo Paperone d’Italia”. E da lì parte un prontuario di checcomania: cinismo naif, filosofia dell’ovvio, deformazioni esilaranti dei peggiori luoghi comuni dell’italiano medio.

Buen camino (2025)
Buen camino (2025)

Buen camino (2025)

Ma come in tutte le parabole zaloniane un imprevisto porterà il nostro a rivedere il suo cammino. Qui, quello ben noto di Santiago. La figlia Cristal – chiamata così in onore delle “bollicine” – scompare all’improvviso. Costretto a cercarla, Zalone intraprende un pellegrinaggio sul noto Cammino: ottocento chilometri a piedi tra ostelli, fango e pioggia. Il soggetto è firmato da Luca Medici (Zalone) e Gennaro Nunziante, la produzione è Indiana Production con Medusa Film e Netflix. Il trailer sarà online da domani, in vista dell’uscita natalizia.

La domanda aleggia già da un po’: Zalone salverà le sale?

Christian De Sica e Lillo Petrolio alla convention Medusa presentano Agata Christian (2026)
Christian De Sica e Lillo Petrolio alla convention Medusa presentano Agata Christian (2026)

Christian De Sica e Lillo Petrolio alla convention Medusa presentano Agata Christian (2026)

La comicità italiana resta il pilastro del listino Medusa. Lo conferma la presenza sul palco di Christian De Sica e Lillo Petrolio per presentare Agata Christian – Delitto sulle nevi, bizzarro tentativo di unire risata e giallo in una sorta di Knives Out nostrano. De Sica torna sulle piste innevate, ma con toni più meta-comici che vacanzieri. Dirige Eros Puglielli, con un cast che include Maccio Capatonda, Calabresi e altri volti della nostra commedia.

Poi Cena di classe di Francesco Mandelli, che rielabora la formula di Compagni di scuola e Una notte da leoni in una reunion liceale tra nostalgia, fallimenti e resa dei conti. Segue Quasi Vera di Fausto Brizzi, che promette una riflessione ironica sull’intelligenza artificiale e sulle identità digitali, con Frank Matano e Laura Chiatti. Lo chiamava Rock & Roll di Saverio Smeriglio porta invece una ventata di feel-good movie, tra impegno civile, musica, disabilità e sport.

Francesco Mandelli alla convention Medusa con Giampaolo Letta
Francesco Mandelli alla convention Medusa con Giampaolo Letta

Francesco Mandelli alla convention Medusa con Giampaolo Letta

Infine le “anticipazioni”: da Bentornati al Sud con Bisio e Siani al nuovo film di Ficarra e Picone, che hanno inviato a Sorrento una gustosissima gag video confezionata ad hoc per gli esercenti. Il passato per Medusa è ancora garanzia di futuro.

Nel presentare il listino, Giampaolo Letta ha usato un tono più pragmatico che trionfalistico: «È stato un anno difficile, complesso. Non è facile programmare nel futuro in queste condizioni». Parole che, dette da lui, hanno fatto scorrere più di un brivido in platea.

Per la vecchia Medusa, erede diretta della stagione berlusconiana, è anche tempo di fare i conti con la realtà: i vecchi tempi sono finiti. Il 2025 ha tenuto a fatica, mentre i margini si assottigliano e la sala non basta più a garantire profitti. L’alleanza con Netflix su Buen Camino è la prova di un modello già ibrido.

Un confronto: la Piper e La grazia

A Sorrento, il listino Piper Film presentato subito dopo quello Medusa ha offerto un contrappunto interessante. L’amministratore Max Orfei si è mostrato più ottimista: quota di cinema italiano al 30 per cento, “abbiamo recuperato i livelli pre-Covid”. Ma anche nel suo caso la commedia resta la spina dorsale.

La Grazia - Orlando Cinque e Toni Servillo - foto © Andrea Pirrello
La Grazia - Orlando Cinque e Toni Servillo - foto © Andrea Pirrello

La Grazia - Orlando Cinque e Toni Servillo - foto © Andrea Pirrello

Certo, tra i titoli spicca La grazia di Paolo Sorrentino, il grande film d’autore del dopo-feste ma pensato come vero evento di inizio anno. Le anteprime mattutine previste dal 25 dicembre al 1 gennaio indicano una controprogrammazione natalizia a tutti gli effetti.

Rocco Papaleo e Vanessa Scalera alla convention Piper
Rocco Papaleo e Vanessa Scalera alla convention Piper

Rocco Papaleo e Vanessa Scalera alla convention Piper

Rocco Papaleo, intervenuto sul palco per introdurre con vanessa Scalera il suo Il bene comune, ha ironizzato: “State per entrare in contatto con una grande opera, la mia. È il mio quinto film, l’opera della maturità”. Sono seguite una serie di clip e di sketch sulla masturbazione che sembra uno dei tormentoni comici del film. Che in altri momenti sembra avere momenti più meditativi.

Più classico nella comicità è invece il nuovo film di Antonio Albanese, Lavoreremo da grandi. Una dark comedy ambientata sempre nella sua amata provincia lombarda.

Il listino Piper mostra una comicità più trattenuta rispetto a Medusa, ma la direzione è affine. I progetti più audaci, quelli davvero pensati per un pubblico giovane, arriveranno nella seconda parte dell’anno con Foa (una sorta di La zona d’interesse ambientato durante il G8 di Genova) e Kettice, nuova regia di Giovanni Tortorici, già autore di Diciannove.

Antonio Albanese
Antonio Albanese

Antonio Albanese

Due titoli, emersi tra gli appunti distribuiti a Sorrento, meritano attenzione. Dio ride di Giovanni Veronesi, con Pierfrancesco Favino e Stefano Orlando, racconta la misconosciuta vicenda di fra Leopoldo Casamacchia, un francescano toscano capace di ridere di Dio e con Dio. E Santo Subito di Bertrand Bonello, con Mark Ruffalo nei panni dell’avvocato del diavolo nella causa di beatificazione di Giovanni Paolo II: un film che promette di far discutere.

A chiudere, L’uomo che poteva cambiare il mondo di Anne Paulicevich, produzione franco-belga che unisce biopic e thriller storico. È la storia vera del più grande esperto di tesori d’arte italiani durante il ventennio, incaricato da Mussolini di accompagnare il Fuhrer per mostrargli la grande bellezza italiana. Peccato che l’uomo, interpretato da Elio Germano, fosse anche un convinto antifascista.

Due listini che, guardati nel suo insieme, sembrano condensare una stessa linea editoriale, molto italiana: commedie, ritorni, volti noti, qualche incursione nel contemporaneo. Una linea a due teste, quella arthouse di Sorrentino e quella pigliatutto dei comici.

Buen camino (2025)
Buen camino (2025)

Buen camino (2025)

Zalone è oltre: non è solo un titolo. È la scommessa e la misura del rischio. Se funziona, potrà legittimare la strategia di Medusa e restituire fiato all’intero mercato. Se fallisce, diventerà il simbolo di un’epoca che non sa più reinventarsi.