Il mese di luglio per noi della Fondazione Ente dello Spettacolo è il tempo di un appuntamento che ha assunto importanza sempre più centrale nel novero delle attività e iniziative che proponiamo: il Lecco Film Fest. Sulla sponda orientale del Lago di Como, tanto cara ad Alessandro Manzoni che qui scelse di ambientare I promessi sposi, per la quarta volta diamo appuntamento al cinema italiano (con diversi e pregevoli sconfinamenti), a chi lo scrive, dirige, interpreta, produce, distribuisce, racconta e proietta nelle sale.

È un lavoro che stiamo sempre più organizzando secondo l’idea precisa racchiusa nella formula di “Cinematografo incontra” che negli ultimi mesi sta caratterizzando tutta la nostra attività culturale pubblica. Nel dialogo con i protagonisti del mondo del cinema, considerati nelle loro differenti professionalità, rinveniamo l’occasione per riflettere insieme sul senso di questo lavoro, sulle sfide urgenti, gli ostacoli da superare, le tracce del “nuovo cinema”, le questioni che caratterizzano i nostri tempi e che il migliore cinema sa intercettare e narrare. Ogni volta è un laboratorio che dona linfa a tutto il nostro lavoro editoriale, che poi condividiamo con i nostri lettori sui social, sui siti, nei podcast e nei libri, nelle pagine di questa Rivista.

Per quanto il lavoro progettuale e organizzativo sia assai consistente, per noi che lavoriamo alla Fondazione Ente dello Spettacolo questi giorni sono attesi e desiderati soprattutto perché occasione di bellezza. Per quanto impegnative, queste giornate condivise tra noi che lavoriamo fianco a fianco da tempo, con i collaboratori coinvolti ad hoc, insieme alle realtà e ai volontari del territorio, diventano un’esperienza indimenticabile che ci impegniamo a far vivere anche a tutti gli ospiti.

L’incontro, l’ascolto, il dialogo, l’accoglienza, la cordialità e il clima familiare sono i tratti che ci raccomanda la Conferenza Episcopale Italiana, di cui siamo espressione e che desideriamo testimoniare nei nostri eventi. Ma non è un’avventura che vogliamo sperimentare in modo esclusivo, rinchiusi tra di noi e con il circolo compiaciuto degli “addetti ai lavori”. È sorprendente constatare quanto sia numerosa, appassionata e competente la comunità di coloro che amano il cinema, lo vedono e lo studiano, contribuendo in modo decisivo a mantenere vivo questo linguaggio.

Troppo spesso nel mondo delle arti ci si dimentica proprio dello spettatore (l’arte pura per la purezza dell’arte), oppure ce se ne occupa eccessivamente (l’arte deve mobilitare sempre più paganti). Anche nel cinema simili posizioni teoriche precostituite – a proposito del rapporto creazione artistica e pubblico – dimostrano che si sta perdendo di vista la considerazione piena di coloro che stanno davanti al grande schermo, gli spettatori, che non possono essere considerati solo come fruitori che devono essere all’altezza e degni degli autori e delle loro proposte, oppure masse paganti da convincere e compiacere scopo acquisto biglietto.

Il potenziale spettatore è una persona che sempre più vuole vivere un’esperienza piena, integrale e non solo godere puntualmente della visione di un’opera. Esiste prima e dopo l’ingresso in sala, vive e interagisce con la stessa realtà – sperimentandola in modi differenti – degli autori. Per questo dimenticare o non considerare lo spettatore nel processo creativo ed ermeneutico di un film, di un’opera, riduce l’arte ad esercizio compiaciuto ed autoreferenziale, oppure ad esclusivo processo economico, negando così lo statuto stesso dell’arte.

Ecco allora l’idea che regge i nostri festival: nella loro semplicità sono per noi luogo di condivisione dell’esperienza umana e di ciò che la motiva e la caratterizza a partire da una proposta artistica, da un film, in un rapporto ordinato ma circolare tra tutti i soggetti coinvolti, senza barriere tra “chi fa” il cinema e chi lo dovrebbe solo guardare, senza categorizzazioni rigide tra ciò che in modo presunto è di “qualità” o “popolare”. Questa condivisione con il pubblico e di tutti coloro che ci incontrano – negli eventi in presenza o mediante i contenuti che i nostri media veicolano – delle riflessioni che di volta in volta maturiamo è per noi un’esigenza insopprimibile.

E lo è a tal punto che questa tensione ci ha portato in questi anni ad ampliare la nostra linea di intervento, affiancando allo storico Tertio Millennio Film Fest (stiamo lavorando alla preparazione della XXVII edizione) prima l’esperienza di Castiglione Cinema - RdC Incontra (5 anni di festival in Umbria, sulle rive e tra le fortificazioni del lago Trasimeno, esperienza ora conclusa) e dal 2020 – appunto – il Lecco Film Fest, quest’anno dal 5 al 9 luglio.

Potrà sembrare un’impostazione non particolarmente innovativa quella che proponiamo, ma non siamo quelli dei lustrini o delle imitazioni di sfarzi hollywoodiani in salsa nostrana: siamo certi che a “ridestare lo stupore” non siano gli effetti speciali ma tutto ciò che scaturisce dalla bellezza dell’incontro, del dialogo e della condivisione, in una esperienza di comunità, a partire dall’arte del cinema.