Come mi sia venuto in mente di vedere un film su un batterista non lo so. Del resto la batteria non figura tra i miei strumenti preferiti, che sono la chitarra elettrica, il pianoforte, e il clarinetto. Non ho mai considerato un batterista un vero e proprio musicista, piuttosto un virtuoso, un ginnasta delle bacchette, un giocoliere. E poi un batterista jazz. Il jazz non è il mio genere musicale preferito.

Ma mia moglie disse che Whiplash andava visto perché una sua amica le aveva detto che era un bel film sul jazz e sulla batteria. Difficile dire di no ad una moglie quando propone un film, anche se quel genere di film non entusiasma: avrei rivisto un qualsiasi Hitchcock, un film in bianco e nero italiano o, al massimo, un film su un musicista di classica. Dalla prima inquadratura ho sospettato che l’amica di mia moglie non avesse compreso bene il tema del film, che sì, parlava di jazz e batteria, ma il protagonista era il conflitto, la lotta, tra insegnante e allievo, tra padre e figlio, tra durezza e gentilezza, tra dialogo e imposizione, tra ritmo e melodia.

Proprio come una partitura jazz la storia, o il conflitto, si dipana seguendo un ritmo ossessionato, lo stesso ritmo che il ragazzo allievo si allena a mantenere nelle prove con l’ensemble e nelle esercitazioni solitarie: è il ritmo che impone la composizione musicale dei brani, che impone di essere in grado di eseguirlo, mai in anticipo, mai in ritardo, a tempo per l’appunto: ma a quale prezzo? La realizzazione artistica sembrerebbe passare attraverso umiliazioni necessarie, frustrazioni allo scopo di stimolare l’orgoglio e il senso critico per migliorarsi, per diventare il migliore.

A un certo punto il ritmo diventa furibondo, quasi mortale: infatti il ragazzo – l’aspirante batterista – si “schianta”, spinto, forse, dal concorso di colpa del maestro-padre. L’uno e l’altro vogliono essere i migliori, non si accorgono di essere necessari e complementari per realizzare la loro ossessione e perciò si sfidano solo sul terreno del ritmo, del tempo. Quando tutto sembra precipitare, ho ringraziato dentro di me l’amica di mia moglie: è arrivata finalmente l’armonia, non solo nella musica, ma anche tra direttore d’orchestra e solista. Infatti il jazz consente e incoraggia le esibizioni degli assoli, ma tutto poi si risolve nell’armonia corale dell’orchestra.

Grande film, grandi scontri, grandi interpreti. Dimenticavo, grande musica il jazz.