Addio a Pippo Baudo. Il "conduttore" per eccellenza è morto a Roma all'età di 89 anni.
Nato a Militello in Val di Catania il 7 giugno 1936, è stato uno dei volti simbolo della televisione italiana, al centro della scena per oltre sessant’anni. I funerali si svolgeranno mercoledì 20 agosto nel suo paese natale.

La carriera iniziò a fine anni Cinquanta, quando, da pianista e imitatore, partecipò a piccoli concorsi e spettacoli. La svolta arrivò nel 1966 con Settevoci, programma Rai nato quasi per caso, che trasformò il giovane conduttore siciliano in un volto familiare per milioni di italiani. Da lì prese il via un percorso che lo avrebbe portato a legare il suo nome ad alcuni dei titoli più popolari della tv di Stato: Canzonissima, Fantastico, Domenica In.

Baudo è stato anche recordman del Festival di Sanremo, condotto in tredici edizioni tra il 1968 e il 2008. Nei suoi programmi hanno trovato spazio e visibilità artisti che poi avrebbero segnato musica e spettacolo italiani: da Beppe Grillo a Heather Parisi, da Lorella Cuccarini a Tullio Solenghi.

La sua lunga carriera ha conosciuto anche momenti difficili, con il passaggio a Mediaset nel 1987 e nel 1996, alcune edizioni di Sanremo contestate e vicende giudiziarie legate alle telepromozioni. Ma Baudo è sempre tornato, trovando nuovo spazio e confermandosi figura centrale del piccolo schermo. Memorabile anche il ciclo di Novecento su Rai3, che ha raccontato in chiave divulgativa e popolare la storia del secolo appena concluso.

Meno nota ma non marginale è stata la sua presenza al cinema, dove ha interpretato ruoli leggeri e camei che hanno raccontato, a loro modo, la popolarità del personaggio televisivo. Esordì nel 1968 e 1969 nei due musicarelli Zum Zum Zum, nei panni di se stesso, e nello stesso anno recitò in Il suo nome è Donna Rosa accanto a Walter Chiari, nel ruolo del Duca Pippo. Nel 1970 vestì i panni del colonnello Bertoluzzi in W le donne. Negli anni successivi comparve più volte in chiave autoironica: cameo in L’esercito più pazzo del mondo (1981), in FF.SS. di Renzo Arbore (1983), e in Sono un fenomeno paranormale di Castellano e Pipolo (1985). Ancora se stesso nei Anni 90 – Parte II (1993) e, molto più tardi, in Tutti al mare (2010). È apparso anche in diversi documentari dedicati alla storia del cinema italiano, da Come inguaiammo il cinema italiano – La vera storia di Franco e Ciccio (2004) a Il mio amico Massimo (2022), confermando il legame tra la sua figura e l’immaginario collettivo del Paese.

Negli ultimi anni aveva ridotto le apparizioni pubbliche, tornando comunque più volte a Domenica In. Con lui se ne va non solo un presentatore, ma un pezzo di storia della televisione italiana, capace di accompagnare e interpretare il costume del Paese dal bianco e nero all’era digitale.