“Senti io sono un sem…, ero ERO un semplice cliente…”.

Non era ancora l’epoca dei meme, ma esistevano già i tormentoni estivi. Mario Magnotta non era un cantante, né il titolo di una hit, semplicemente era un bidello. Che suo malgrado, salvo poi tentare di cavalcare goffamente l’inattesa popolarità, aveva solo comprato una lavatrice, “nell’81 quando fu, che sia maledetto quel giorno”…

Quasi 40 anni dopo la serie di telefonate (era il 1987) passate poi alla storia, Alessio De Leonardis realizza il docufilm Semplice cliente, che dal 22 novembre arriverà in alcune sale con delle proiezioni evento (qui l’elenco aggiornato): l’intento è quello di ricostruire una vicenda – notissima per gli Xennial, probabilmente meno per le generazioni successive – capace di restituire il ritratto di un “pioniere inconsapevole della viralità”.

Sì, perché dapprima attraverso le registrazioni su musicassette, poi su CD, passando per gli mp3 e, infine, l’approdo sulla rete, dai siti dedicati (in primis magnotta.it, fondato da Manuel Mele negli anni ‘90) e naturalmente YouTube, l’epopea degli scherzi telefonici architettati da Maurizio Videtta e Antonello De Dominicis (con la complicità del “basista” Raffaele Panarelli) diventa a suo modo esemplificativa di un meccanismo, quello della viralità appunto, che è esistito ben prima dell’avvento dei social network.

Semplice cliente
Semplice cliente

Semplice cliente

In questo senso il “fenomeno Magnotta” riuscì ad anticipare anche altri personaggi – vedi Richard Benson – che dall’affezione dei panorami underground riuscirono poi a trovare la ribalta nazionale. Attraverso interviste, materiali d’archivio e il viaggio personale della figlia Romina (che diventa in un certo senso il “cuore emotivo” dell’operazione), il film racconta non solo un fenomeno di costume, ma anche il peso umano di una notorietà imprevista.

L’intera cronistoria torna dunque alla ribalta (in 60 minuti), naturalmente con gli inserti più “focosi” delle telefonate e relativi bip a coprire le notorie bestemmie del fu bidello (scomparso nel 2009, proprio qualche mese prima del tremendo terremoto che colpì L’Aquila), in memoria del quale proprio recentemente – il 16 settembre, in concomitanza con il Magnotta Day (“oggi è 16 settembre”, cit.) – è stato inaugurato un murales, raffigurante la celebre banconota da QUATTROCENTOOTTANTAMILALIRE, l’ormai celeberrima cifra spesa dal nostro nell’81 – “quando fu” – per acquistare “shta benedetta lavatrice”.

Dal direttore della SanGiorgio all’avvocato di Cinque Imperia, fino all’ultima, esplosiva telefonata con Bontempi, Semplice cliente adotta sin dai titoli di testa – in formato Marvel – l’epica di un antieroe che diventa l’incarnazione del cittadino vessato dall’insistenza capitalistica (e che daje-e-daje alla fine sbotta da par suo), tra improbabili clausole, contratti firmati, “pretole”, frigoriferi, asciugacapelli in omaggio (“Però lei paga gli optional” – “COSA?!?”), iniziando a passare di nastro in nastro, di auto in auto, finendo praticamente sulla bocca di tutti (generando un citazionismo prossimo alla venerazione) e ritrovandosi – oltre alle solite apparizioni paesane tra locali e quant’altro – anche sulla tv nazionale, ospite ai Fatti Vostri del compianto Fabrizio Frizzi.

Mario Magnotta e Fabrizio Frizzi
Mario Magnotta e Fabrizio Frizzi

Mario Magnotta e Fabrizio Frizzi

“Ma io non ho firmato nulla signore caro”, e nonostante questo inizia a essere riconosciuto per strada, discusso e imitato, diventando – suo malgrado – un’icona della cultura pop italiana pre-social, quando ancora non esistevano né si contavano i click. E la viralità durava qualcosina in più di una semplice scrollata di smartphone. Ma a quale prezzo?