1899. Francesco da Pietralcina è un ragazzino di umili origini. Porta le pecore al pascolo nelle belle campagne della Puglia, ben consapevole che il suo prossimo "gregge" sarà quello degli uomini, dei bisognosi prima di chiunque altro. La fede e la vocazione che lo animano sono incrollabili e nemmeno la salute malferma (una grave disfunzione ai polmoni che nessun medico è in grado di curare) riuscirà a fermare il suo percorso che, da subito, lo porterà ad entrare nel cuore di tutti i devoti.
Qualche film per la televisione prima, la Santificazione poi, Padre Pio diventa adesso protagonista di un lungometraggio d'animazione firmato da Orlando Corradi (uno dei maggiori distributori di cartoons giapponesi in Italia e in Europa) insieme al coreano Jang Chol Su. Diretto in principal misura ad un pubblico di giovanissimi (forse da "forgiare"), Padre Pio è nulla di più se non la sintesi biografica di uno dei personaggi più significativi nell'opera evangelica del secolo recentemente trascorso: impossibile provare a smarcarne la carica demagogica – intesa qui nell'accezione più letterale del termine – ma forse utile per un'infarinatura generale sulla vita (peccato non aver approfondito l'ostracismo delle allora istituzioni cattoliche nei confronti del frate) e le opere (come la costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza) del Santo. A dir poco anacronistiche, comunque, le tecniche d'animazione adottate.