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Prima di quattro figlie, Oriana Fallaci a 17 anni, nel 1946, inizia a collaborare al quotidiano fiorentino "Il Mattino dell'Italia Centrale". Nel 1954 viene assunta all'Europeo, si trasferisce a Roma e racconta la "dolce vita" della capitale sul finire degli anni Cinquanta. Da qui prende il via una vita professionale sempre più dinamica e movimentata che la porta a confrontarsi con i grandi avvenimenti e i protagonisti della Storia del Ventesimo secolo: dalla guerra nel Vietnam agli incontri con Kissinger, Gheddafi, Khomeini. Ad Atene, nella Grecia sotto la dittatura dei colonnelli, la Fallaci conosce Alekos Panagulis, ed è il momento in cui la vita professionale e quella privata trovano un inatteso, forte punto di incontro. Si arriva agli anni Novanta quando la Fallaci si trasferisce in modo quasi permanente a New York, dove si trova quando avviene il crollo delle Torri Gemelle. L'attacco del terrorismo islamico la induce a riflettere sul rapporto tra Occidente e Islam. E scrive La rabbia e l'orgoglio, fulcro di un dibattito da quel momento sempre più acceso e impossibile da evitare. Quando nel 2006 le viene diagnosticato il cancro, sceglie di tornare a Firenze, dove muore il 15 settembre di quell'anno.
Nella irruenta biografia di Oriana Fallaci, personaggio scomodo come donna e come giornalista, Stefano Rulli e Sandro Petraglia, sceneggiatori con Fidel Signorile e Marco Turco, si sono gettati con la consueta misura e acutezza: hanno cadenzato i decenni lungo gli avvenimenti più memorabili ed epocali, scenari politici e soprattutto di guerra dentro i quali la Fallaci sembra gettarsi con noncuranza e sprezzo del pericolo, solo desiderosa di fare domande, interrogare, cercare di capire il perchè delle cose. Non era facile lavorare dentro una materia ampia, fatta di polemiche, ritratto di una donna ribelle, coraggiosa, ruvida, mai accomodante. Avendo rinunciato ad "essere" la Fallaci, Vittoria Puccini ne restituisce un ritratto credibile nella sua semplicità, inserito all'interno di una regia che si muove tra interni d'epoca e esterni in giro per il mondo: a costruire il contorno di una donna sola e tuttavia non rassegnata alla solitudine, capace di passioni, e di superare smacchi e delusioni. Pur girata in esterni dinamici e movimentati, la regia resta qua e là ancora a qualche schematicità narrativa, forse imposta dai ritmi della fiction. Dopo un'uscita in 60 copie nelle sale, L'Oriana va in tv in due serate (16 e 17 febbraio in prima serata su Rai 1.