Si chiama Precious. Ma non è l’adolescente obesa e semianalfabeta cresciuta ad Harlem e raccontata nel bel film di Lee Daniels (2009). Lei è una giovane nigeriana, interpretata da Precious Adebayo. Ha appena compiuto diciotto anni e, in perenne conflitto con la madre, ha deciso di andarsene di casa per affermare la propria indipendenza. Al suo fianco, Federico, interpretato da Federico Peduzzi, stessa età e vari problemi. Tra questi: un cuore che non funziona bene. Lui sogna di avere successo nella musica e di lasciare il suo paese al confine tra l’Italia e la Svizzera, nel frattempo fa motocross incurante dei pericoli, in primis, per la sua salute.

Tra melodie che prendono forma e musiche appena accennate, cellulari che interrompono i dialoghi, lezioni a scuola con la mascherina, allenamenti sportivi, pieghe di federe di cuscini e cassette di fragole, il regista Michele Pennetta con Lonely tratteggia una storia di sogni che si scontrano con la cruda realtà e di due solitudini (non a caso Lonely) che si incontrano. Primi piani sui due giovani, medici e insegnanti fuori campo, per un film fuori dagli schemi, proprio come i suoi protagonisti.

Si “segue il flusso” come cantano i due ragazzi, e il flusso va alla grande in questo film tratteggiato, nel quale non succede nulla, ma al contempo succede tutto.

Fatto è che la storia di quest’amicizia sentimentale, presentata in concorso ad Alice nella Città, alla Festa del Cinema di Roma, ritratto della Generazione Z, ci convince nella sua semplicità e verità. E l’ottima musica rende appieno la via di fuga, i sentimenti, le emozioni, insomma la vita, di questi due adolescenti nel passaggio dall’adolescenza alla vita adulta. Due giovani invisibili, apparentemente senza storia, come molti dei personaggi già raccontati da Federico Peduzzi nei suoi precedenti lavori (I cani abbaiano; Il mio corpo). Un buon esordio, Lonely.