Ultimo piano di un palazzo alla periferia di Palermo, con affaccio sul mare. Ci vivono le Sorelle Macaluso: Maria, Pinuccia, Lia, Katia, Antonella.

L’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia raccontate da Emma Dante, che torna in concorso a Venezia sette anni dopo Via Castellana Bandiera (film che valse la Coppa Volpi ad Elena Cotta), mettendo su schermo la sua omonima pièce teatrale, Premio Ubu per il Miglior Spettacolo e la Miglior Regia.

Scritto da Emma Dante, Elena Stancanelli e Giorgio Vasta, il film poggia il proprio sguardo, intimo e nostalgico, sull’esistenza di queste cinque sorelle, nate e cresciute in questa casa che porta i segni del tempo come chi ci è cresciuto e chi ancora ci abita.

“La storia di cinque donne, di una famiglia, di chi va via, di chi resta e di chi resiste”: attraverso il ricordo – che spesso e volentieri si sovrappone all’incedere della narrazione, scandita su tre piani temporali diversi – Emma Dante si sofferma sulle gioie e sui dolori di una sorellanza inquieta e dolce, sull’incedere della vita che, naturalmente, prevede per ognuna di loro destini e ricadute dissimili.

Le sorelle Macaluso
Le sorelle Macaluso
Le sorelle Macaluso
Le sorelle Macaluso

La spensieratezza e i balli dell’infanzia si interrompono quando un tragico incidente (svelato nella sua interezza solo a fine film) recide un’esistenza, ma come i colombi che popolano in continuazione l’appartamento – creature che le ragazze affittano per feste e matrimoni – quella stessa esistenza non abbandonerà mai l’abitazione né le altre sorelle.

Il passaggio all’età adulta è giocoforza tratteggiato con sfumature più buie, dolorose, problematiche come la solitudine e la malattia non scalfivano all’epoca le giornate luminose e gioiose al Charleston, il ristorante-stabilimento balneare: Battiato canta Inverno di De André mentre vediamo le cinque ragazzine che raggiungono la spiaggia, poi Gerardina Trovato con Sognare, sognare ne sottolinea diegeticamente quel ballo collettivo in riva al mare: “Vivere adesso e non domani”…

Già, perché domani quei baci rubati nel vuoto assolato dell’Arena Sirenetta saranno solo un ricordo, come del resto i bagni segreti sotto la palafitta del Charleston: ora bisogna capire come fare con la casa, dove Pinuccia ancora vive con la “pazza”, tra chiavi “appizzate” e amplessi rubati.

“Sei bellissima”, si sente dire ancora Pinuccia dalla piccola Antonella mentre si trucca allo specchio, Maria fantastica invece di darle i Kinder come in passato: l’immagine della sorella che non c’è più, ferma nel tempo, tiene ancora in piedi tutto, la casa, le altre donne.

Perché Le sorelle Macaluso – come dice la regista stessa – “è un film sul tempo. Sulla memoria. Sulle cose che durano. Sulle persone che restano anche dopo la morte. È un film sulla vecchiaia come traguardo incredibile della vita”.

Emma Dante con il cast di Le sorelle Macaluso
Emma Dante con il cast di Le sorelle Macaluso
Emma Dante con il cast di Le sorelle Macaluso
Emma Dante con il cast di Le sorelle Macaluso

Il pianoforte triste di Erik Satie contrappunta i passaggi silenziosi e malinconici dei tre atti, perfettamente ripartiti in 90 minuti di racconto, che Emma Dante governa con naturalezza e spontanea fluidità, anche grazie alla prova di tutte le sue interpreti, “meravigliose creature”: Alissa Maria Orlando, Susanna Piraino, Anita Pomario, Eleonora De Luca, Viola Pusateri, Donatella Finocchiaro, Serena Barone, Simona Malato, Laura Giordani, Maria Rosaria Alati, Rosalba Bologna e Ileana Rigano.