Come può comportarsi una ragazza di 20 anni, Juliette, angosciata dalla malattia del padre e tormentata dall'amore per un ragazzo di nome Benjamin? La regista Justine Malle, già nota per aver diretto due brevi documentari e due cortometraggi - uno, Cet été-là, vincitore del Techinical industry Prize - affronta nell'opera prima Jeunesse i problemi giovanili, la "prima cotta", la sofferenza e la scoperta di se stessi. Il soggetto del film sta proprio nella coincidenza tra malattia e decadenza da un lato e la rivelazione dell'amore e del desiderio dall'altro.
Julienne, una studentessa di filosofia, tutta presa dai suoi studi, non è pronta ad accettare la malattia del padre - che soffre di un virus incurabile e degenerativo al cervello - non l'ha conosciuto abbastanza, vorrebbe passare più tempo con lui, ma non ce l'ha. Nello stesso modo non è preparata al primo innamoramento, alle sensazioni che si provano e a come reagire in determinate situazioni. Con rimandi a scene da Il tempo delle mele - il momento del ballo durante la festa a casa di Julienne - fino al più azzardato collegamento con Vacanze romane - il giro in vespa per Parigi di notte - questo film di romantico ha ben poco.
Ciò che traspare maggiormente è l'angoscia di questa ragazza di fronte alle sofferenze della vita; deve crescere, è inevitabile, e lo farà grazie ad esperienze quali hashish, sesso e sfrontatezza tipiche adolescenziali e attraverso l'assistenza quotidiana al padre e al suo dolore, dal quale cercherà più volte di fuggire ma che, a sua volta, la farà sempre tornare.