Multinazionali farmaceutiche, diamanti insanguinati, dittatori sanguinari. Dalla fabbrica del politicamente impegnato, questa volta salta fuori addirittura il poco noto rapporto fra il leader sudafricano Nelson Mandela e il carceriere bianco che lo seguì per ben 17 anni. Un toccante e profondissimo incontro fra opposti, che proprio in questo trova paradossalmente il suo limite. Dopo Edward Zwick, Kevin MacDonald e il recente Gregory Nava di Bordertown, la scelta di Bille August sembra confermare la presunzione che storie tanto forti non necessitino o quasi di una regia. Il danese melenso della Casa degli spiriti fa però il suo compitino. E' pulito, ordinato, anzi fin troppo ordinario: non calca troppo la mano, evita le banalizzazioni in agguato, ma di osare proprio non se la sente. Il risultato è un campo medio fra il sociale di un Sud Africa in cambiamento e il privato dei protagonisti, a cui finisce per mancare sia il respiro politico che l'introspezione. Dennis Haysbert, star nera della serie tv 24, avrebbe anche le carte in regola per un buon Mandela. Come per l'ufficiale bianco Joseph Fiennes, il suo personaggio resta però soffocato dalla piattezza di dialoghi e sceneggiatura che gli chiudono ogni margine di manovra. Quello che resta è una storia umanamente e politicamente interessantissima, a cui mancano però una guida decisa e un taglio in grado di emozionare. Riponiamo le speranze nel libro: Nelson Mandela, da nemico a fratello di James Gregory e Bob Graham, edito da Sperling & Kupfer.