Gallia. 50 a.C. Nel villaggio di Asterix e Obelix irrompe Fu Yi, splendida figlia dell'imperatrice cinese: è in fuga dal perfido principe Deng Tsin Quin che ha imprigionato la madre. A scortarla un pavido mercante fenicio (gallo sotto mentite spoglie) Graindemaïs e la guerriera Tat Han. La principessa, infatti, confida nei poteri sovrumani del duo per tornare in possesso del regno. Sulla carrozza-macchina trainata da Obelix, così, lo strano quintetto si incamminerà, anzi trasvolerà verso Oriente. Ad attenderli in Cina è piombato Giulio Cesare, in fuga dall’infedele Cleopatra, a caccia di nuovi territori. A renderlo invulnerabile c’è Antivirus (nientemeno che Zlatan Ibrahimovic), invincibile punta di diamante dell’esercito romano.

Guillame Canet si fa in tre (co-sceneggiatore, co-protagonista e regista) per rinverdire la saga dei fumetti di Goscinny e Uderzo, undici anni dopo Asterix & Obelix al Servizio di Sua Maestà. Ma il tempo trascorso si fa sentire, le risate sono centellinate e i riassetti (mai stravolgimenti) rimangono a metà tra innovazione e tradizione: primo capitolo a non seguire striscia per striscia le storie di Uderzo-Goscinny (la sceneggiatura è di Mechelen e Hervè) ne mantiene il brio e lo schema narrativo (compreso il narratore esterno): un potente in difficoltà chiama, i due amici accorrono. Porte girevoli anche per il cast (stellare come da prassi): defenestrati Eduard Baer e Gérard Depardieu (insanabili le ruggini del divo con la mega-produzione francese), Obelix è incarnato da Gilles Lellouche, Giulio Cesare da Vincent Cassell, Cleopatra da Marion Cotillard.

Proprio l’immaginario femminile è investito dalle stuccate più consistenti (ma falsamente innovative): la regina d’Egitto è ancora capricciosa e imbrigliata nel solito cliché amoroso, d’accordo, ma le colleghe d’Oriente sono spigliate, astute e intraprendenti. Sanno intortare e sostituire i comprimari maschili (perché ciò diventano): se il capo della tribù gallica regge un piccolo villaggio, la collega cinese domina su un impero; la marziale Tan Hin manda a picco una nave di pirati da sola (mentre Obelix resta a guardare) e si ingegna da sé per liberare l’imperatrice; Fu Yi rifiuta il volere materno e Grandemais, si sceglie il fidanzato e contro i romani guida, impavida, l’intero esercito.

Di contro, i protagonisti maschili rimpiccioliscono: Asterix e Obelix sono più contemplativi che attivi, più infantili che decisivi: si rimbeccano e bisticciano, non rifilano così tanti ceffoni ai malcapitati romani, si scornano più con Grandemais -ridicolizzato e senza nervo- che con i nemici e non rimane loro, dunque, che innamorarsi delle terribili guerriere; Ibra-Antivirus, in un cortocircuito autoironico, si infortuna e abbandona il campo (di battaglia); Cesare, narciso e capriccioso, più che la Cina, brama Cleopatra che invece pare preferirgli un aitante atleta greco.

Ma il “femminismo” (con tutte le virgolette che volete) incoraggiato dalle nuove collisioni narrative, è congelato in extremis dal confermarsi delle strutture e dai temi invariabili della saga. Pare più un ammicco ai tempi, dunque, che un innovativo metodo di espressione. 

Il quinto live-action sui due galli mantiene dei primi ambizione e costi imponenti (70 milioni di dollari). Benché rallentato dalla pandemia, infatti, al di là delle Alpi è stato annunciato come il film dell’anno. I nuovi Asterix & Obelix per strizzate d’occhio a sé stessi, alle femministe, ai vegani, alla società digitale in salsa pandemica, alla cultura pop, al cinema (di Sergio Leone!), mirano a conquistare (ancora) vagonate di spettatori: Canet punta sugli amanti del fumetto e sui giovanissimi (senza differenze tra maschietti e fanciulle), ma anche sugli appassionati di calcio (leggi PSG lì, Milan qui), sui nerd e su tutti quelli che del fumetto, della saga (e del calcio) non conoscono nulla.