Nei non-luoghi d’un futuro distopico, spaventosamente simile al nostro presente, dove il tempo non esiste ma gli amori resistono, la società ricorda alla popolazione che non è mai troppo tardi per ricorrere al test del partner ideale: colui o colei che resterà per la vita, senza mai andarsene. Nessuna ricerca, nessuna attesa, se non quella del test da sostenere, chiaramente in assoluta solitudine, lontano da sguardi (o, ancor peggio, cuori) indiscreti. Ma se qualcuno dovesse rifiutarsi, convinto d’aver trovato l’anima gemella in modo del tutto naturale, travagliato e potenzialmente non ricambiato?

La premessa di All of You, l’esordio al lungometraggio di William Bridges – autore perlopiù di singoli episodi di serialità televisiva d’alta fascia – non brilla per originalità (basti pensare a Soulmates e Fingernails). Eppure la scrittura di Brett Goldstein (qui nella doppia veste di interprete protagonista e co-sceneggiatore) conduce il film altrove: in uno spazio indefinito, sospeso e rarefatto, capace di isolarlo e, al tempo stesso, elevarlo rispetto ai titoli recenti d’evidente somiglianza.

Brett Goldstein in All of You
Brett Goldstein in All of You

Brett Goldstein in All of You

Nel film di Bridges, come da attese, ci sono un lui e una lei che vorrebbero amarsi, pur non potendolo fare. O almeno, non come vorrebbero. Simon (Brett Goldstein) e Laura (Imogen Poots) infatti hanno sempre condiviso un’amicizia sconfinata e profonda, a tal punto da violare qualsiasi legge degli affetti e dell’amore. Un’amicizia retta da confini mai oltrepassati e codici morali rigidamente rispettati. Fatta eccezione per gli sguardi: quelli sì, liberi d’esistere e muoversi nello spazio e nel tempo dell’amore che non ha nome, ma ha un volto. Anzi due, animati reciprocamente tanto da complicità quanto da sensualità. Sarà per questo che, secondo qualsiasi osservatore esterno, i due formano una coppia che finge di non esserlo, o che ingenuamente vuol convincersi di una verità differente?

L’intenzione apparente della scrittura adulta e rigorosa di Bridges e Goldstein è quella di colpire e affondare le leggi non scritte (eppure palesi), algide, ferocemente meccaniche ed emotivamente spietate (poiché virtuali e non reali) delle app di incontri. Eppure c’è di più: laddove la dimensione sci-fi viene meno e il melò prende piede, All of You si svela realmente per ciò che è. Dunque una riflessione malinconica, invernale e fuori stagione (oltreché fuori tempo) sugli amori che non sono mai divenuti tali, eppure avrebbero potuto.

Imogen Poots in All of You
Imogen Poots in All of You

Imogen Poots in All of You

È cinema di chiacchiera più che di silenzi, quello a cui dà vita William Bridges, il quale non resta mai a distanza rispetto ai corpi e agli sguardi dei due interpreti protagonisti, ponendoli con forza e, al tempo stesso, eleganza, al centro dell’inquadratura. Prigionieri di una gabbia d’amore (e più in generale emotiva) che esiste lì, sullo schermo, ma non nelle reciproche esistenze. Fatta eccezione per quelle fughe temporanee, che altro non sono se non sogni ad occhi aperti, in contrasto con una realtà ben più crudele, pragmatica e, per questo, antagonista.

Se è vero che l’influenza di Linklater non tarda a svelarsi – i due si ritroveranno dopo anni proprio alla presentazione di un romanzo. Ci ricorda qualcosa? – nella loro parabola d’amori (im)possibili, Goldstein e Bridges si rifanno tanto ai toni dolci e dolenti de I ponti di Madison County, quanto al realismo letterario crudo e malinconico di Billy O’Callaghan, più specificatamente alle pagine strazianti di My Coney Island Baby: due amanti s’incontrano per un’ultima volta sulle spiagge del tempo, invernali, desolate e in preda alla tempesta. Non tutto torna, a partire da una confusione di linguaggi e derivazioni di genere.

Cos’è realmente All of You? Un dramma sci-fi a tinte rom-com, o una ballata di cuori solitari che s’attraggono e, al tempo stesso, respingono? La verità sta nel mezzo: in precario equilibrio tra leggerezza e profondità. Sugli amori che sono stati, seppur esclusivamente nella nostra memoria. Su Apple TV+.